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Corrado Lorefice: “Palermo deve essere degna di Rosalia e Biagio Conte”

L'Arcivescovo ha detto che l'Anno Giubilare Rosaliano per i 400 anni del ritrovamento del corpo di Santa Rosalia, deve essere occasione privilegiata per servire la citta'

di massimilianoadelfio -





Il Salvatore venuto in questo nostro mondo ci chiede di abitarlo in tutta la sua bellezza e con tutto il suo travaglio e complessita’. Ci chiede di non aver paura del clamore dei prepotenti e degli ingannatori che profanano le nostre case e le nostre piazze e che illudono i nostri figli vendendo false felicità“. Sono parole pronunciate dall’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, durante l’omelia nella celebrazione di inizio anno con le autorità cittadinbe. Don Corrado, ha detto che il Salvatore, “ci chiede di non abituarci all’indifferenza di chi respinge, in dispregio alla dignita’ umana e al dovere di accogliere, chi ha bisogno di cura e di giustizia. Ci chiede di essere custodi e diffusori di bellezza, di quella bellezza spesso degradata della nostra citta’ ricca di storia e di arte“. Corrado Lorefice, nella funzione all’ex Noviziato dei Crociferi, ha voluto ricordare i tanti squilibri e gli ambiti di sofferenza presenti nella citta’, chiedendo che “il particolare cammino lungo l’Anno Giubilare Rosaliano per i 400 anni del ritrovamento del corpo di Santa Rosalia, non sia una sommatoria di eventi ma l’occasione privilegiata per servire la citta’, una preziosa opportunita’ di rinnovamento spirituale e umano per l’intera citta’“. “Se uniremo le forze, protesi a rianimare il volto spirituale della citta’, potremo meglio intercettare il futuro gia’ presente in essa – ha detto Lorefice – attraverso uomini e donne responsabili che agiscono con umilta’ nella feriale ordinarieta’ e gioire della sua rinascita urbana, sociale e culturale. Una citta’ degna di Rosalia e di Biagio Conte, dei tanti martiri della giustizia e della fede, che si alza dalla notte delle persone. Una comunita’ non piu’ sbriciolata nelle solitudini individuali, non piu’ costretta a piangere i suoi figli appena chiamati alla vita“.