Manovra, meno 5,3 miliardi al Mezzogiorno. Mazzella (M5s): “Tagli a decontribuzione Sud grave passo indietro”
Tagli al Sud. Svimez, associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, nella memoria sulla manovra depositata alla Camera afferma che “complessivamente, nel triennio 2025-2027, le risorse destinate a misure specifiche per il Mezzogiorno dovrebbero ridursi di 5,3 miliardi di euro”.
Il dato viene calcolato in riferimento alle misure specifiche per il Mezzogiorno contenute nella Manovra presentata dal Governo Meloni (abrogazione di decontribuzione Sud, Fondo interventi per il Mezzogiorno, credito di imposta Zes Unica e sgravio contributivo neo-assunti Zes Unica): -1,78 miliardi nel 2025, -2,92 miliardi nel 2026 e -625 milioni nel 2026.
“Altro che spending review: oltre ai tagli lineari ai ministeri e ai definanziamenti, come quello che colpisce il fondo per l’automotive, la legge di bilancio recupera risorse anche azzerando la decontribuzione Sud, l’esonero contributivo del 30% introdotto durante la pandemia per i datori di lavoro con sede in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Un aiuto che valeva non solo per i nuovi ingressi ma anche per i lavoratori già assunti. L’agevolazione, che Giorgia Meloni diceva di voler rendere ‘strutturale’, scadrà infatti il 31 dicembre 2024. Il ministro Fitto aveva promesso di varare al suo posto ‘misure analoghe’, ma la nuova agevolazione prevista in manovra costa molto meno. Questa decisione, che penalizza le regioni del Mezzogiorno, rappresenta un grave passo indietro per lo sviluppo economico delle aree già fragili. Pertanto, reputo fondamentale che il governo ripristini misure adeguate di sostegno al Meridione: voltarsi dall’altra parte vuol dire continuare a incrementare il gap Nord-Sud”. Lo afferma Orfeo Mazzella, capogruppo del M5S nella 10a commissione al Senato (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale).