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PRIMA PAGINA- Palermo, crisi abitativa tra occupazioni e senzatetto

di Redazione -





Sono appena le 18 di venerdì, mentre molti giovani si apprestano a fare aperitivo, loro invece attendono di parcheggiare la loro Lancia Y in prossimità della stazione Notarbartolo di Palermo per prepararsi alla notte. Eppure, Mauro e Rosy non hanno nemmeno 35 anni, hanno una vita davanti, una vita che in questo momento si è decisamente complicata. Non hanno più una casa, da quando non percepiscono più il reddito di cittadinanza la loro quotidianità è piombata in un turbinio di ansia e preoccupazioni. La loro storia è forse la copertina dell’emergenza casa a Palermo. “Rosy lavora come badante ma guadagna 500 euro al mese in nero, io al momento non ho trovato nulla – racconta Mauro – quando non abbiamo potuto più pagare l’affitto abbiamo deciso di lasciare casa, non era corretto non pagare e continuare a vivere in un appartamento che non era nostro. Abbiamo fatto le valigie e siamo andati via”. All’interno della stazione Notarbartolo approfittano dei bagni per potersi lavare e fare i propri bisogni, ma tutto ciò lesiona la loro dignità: “Eppure io ero un calciatore – ricorda Mauro – ero anche bravo, stavo per fare un provino nel Genoa quando avevo 14 anni, ma tre giorni prima della partenza morì mio padre, fu un trauma, non giocai più e oggi mi ritrovo qui, per fortuna c’è la mia compagna”. La loro cena è offerta direttamente da una famiglia palermitana, due fette di arrosto e un vassoio di patatine fritte: “Per oggi va bene così, speriamo presto di uscire da questo incubo. Anche perché dormire in auto è dura, soffro di cervicale e ovviamente non potermi distendere mi distrugge”. Ma di storie come quella di Mauro e Rosy a Palermo ce ne sono tante. C’è anche chi occupa degli immobili disabitati perché ha figli piccoli: “Papa Francesco in Fratelli Tutti al n. 116 ci invita a lottare contro le cause strutturali della povertà e, tra queste, identifica anche la mancanza di lavoro e della casa – dice Don Ugo Di Marzo, parroco del quartiere Sperone – come prete di una periferia esistenziale non posso non fare particolarmente mie queste parole del Santo Padre, considerato che qui l’emergenza abitativa riguarda molte famiglie. E se, da un lato, non possiamo chiaramente legittimare l’illegalità, dall’altro lato dobbiamo chiederci che fine farebbero tante famiglie che, pur prendendosi una denuncia penale, decidono di occupare immobili privati o confiscati alla mafia. L’ultimo sgombero effettuato allo Sperone ha visto la presenza di tutti i servizi possibili, ma nessuno era in grado di garantire un alloggio alle due famiglie sgomberate da due appartamenti confiscati, che l’Agenzia Nazionale intende assegnare per fini istituzionali al terzo settore, seppure siano appartamenti destinati a civile abitazione in un condominio residenziale”. L’emergenza casa è legata anche alle poche credenziali che alcune famiglie possono garantire ai proprietari di casa per l’affitto. Senza busta paga è praticamente impossibile riuscire ad affittare una casa nel capoluogo: “Da oltre dieci anni il Sunia – dice Nino Rocca, volontario – come altri organismi che lottano per il diritto alla casa hanno proposto un fondo di garanzia per i proprietari possibilmente depositato in una banca per tutelare il proprietario che non dovesse più ricevere l’affitto, ma sino a questo momento non si è mai realizzato. Il secondo modo in cui opera il sindacato della casa è di calmierare il costo dell’affitto in cambio di un costo minore della tassa per la casa”. A Palermo ci sono oltre 10 mila famiglie per le quali c’è un urgente bisogno abitativo. Almeno 12 mila sono quelle che hanno diritto ad una casa popolare. Ma ci sono anche tantissime famiglie che vivono ancora con i genitori, non avendo la possibilità di affittare o acquistare un appartamento. Fattori come la ritrovata attrattività del contesto urbano nel post-pandemia hanno rilanciato la crescita del prezzo al metro quadro con punte del 4%.Un divario che lascia nel limbo della ricerca nuclei familiari e lavoratori, talvolta costretti a rinunciare o a chiedere aiuto a genitori e parenti.