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Attualità

PRIMA PAGINA- Chiedeva voti alla Mafia: in manette Mimmo Russo

di Marco Gullà -





L’accusa è di quelle gravissime: “Essere stato costantemente a disposizione di Cosa nostra”.
Le manette sono scattate per un noto politico palermitano, Mimmo (all’anagrafe, Girolamo) Russo. Ex consigliere comunale ed esponente di Fratelli D’Italia, Russo è stato sempre lo storico referente dei precari palermitani. Per lui ieri è scattato l’arresto. È accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso, concorso in estorsione aggravata e concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. L’inchiesta è stata coordinata dalla Dda di Palermo guidata dal procuratore Maurizio de Lucia. Assieme a Russo, sono indagati Gregorio Marchese, definito dal gip la “costola” del politico e figlio dello storico killer della famiglia mafiosa di Corso dei Mille, Filippo Marchese, e il consulente d’azienda Achille Andò.
Russo aveva un contatto stretto con Cosa nostra, favori in cambio di sostegno elettorale e così avrebbe promesso e dato posti di lavoro a uomini mafiosi, ai loro familiari o a persone da essi indicati entrati nell’orbita di cooperative e associazioni finanziate con fondi pubblici. Il politico avrebbe messo a disposizione dei mafiosi soldi, buoni benzina e generi alimentari da distribuire agli elettori. Altre volte avrebbe promesso la sponsorizzazione delle feste di quartiere.
Un altro capitolo dell’inchiesta riguarda la presunta ingerenza di Russo nella Sipet, la società che ha rilevato la gestione dell’ippodromo di Palermo. Russo e Marchese sono indagati per estorsione: avrebbero costretto, “su mandato dell’amministratore delegato Massimo Pinzauti”, due professionisti a rinunciare ai soldi delle parcelle che vantavano dalla società. Russo nella sua carriera ha quindi sempre bussato alla porta della mafia per “raccattare” voti. Come venti anni fa quando – stando alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia – Russo fece un patto con il reggente del quartiere Zen Carmelo Militano per le elezioni comunali del 2001.
Una vicinanza che sarebbe andata avanti per lungo tempo, come era già emerso in un’altra operazione dei carabinieri, denominato Eos, culminata nel maggio 2009 dall’arresto di 21 mafiosi. Un comportamento, quello di mantenere i patti con mafiosi detenuti, che Russo avrebbe mantenuto col passare del tempo, fino alle intercettazioni del 2022, quando l’ex consigliere comunale di Palermo cercò di esaudire il desiderio di Stefano Marino nel far assumere la compagna in un supermercato.
Il centro operativo del politico era però il quartiere Borgo Vecchio, nel suo Caf incontrava chiunque e ad alcuni precari diceva: “Tu devi votare, che i figli di quelli in galera devono entrare”. L’accordo malsano con la mafia si sarebbe concretizzato anche quando Mimmo Russo ha ricoperto il ruolo di presidente della Commissione urbanistica del Consiglio comunale di Palermo.
Ci sarebbe la sua mano nel tentativo di dare il via libera ad un nuovo centro commerciale nel rione Roccella, accanto al Forum, e nella modifica della destinazione di uso di una zona agricola a fondo Micciulla nella zona di Altarello di Baida.
L’arresto ha ovviamente scatenato le dichiarazioni delle opposizioni politiche, in particolare Pd e Movimento 5 Stelle, intanto Fratelli d’Italia ha sospeso il suo tesserato: “Girolamo Russo da tempo semplice iscritto di Fratelli d’Italia senza più alcun ruolo nelle istituzioni è stato immediatamente sospeso da Fratelli d’Italia. Avrà l’occasione di difendersi nelle aule di giustizia, ma le accuse lo rendono incompatibile con Fratelli d’Italia”. Un’altra storia di mafia e politica, un’altra storia finita con le manette.