Mafia a Brancaccio, l’imprenditore palermitano che ha denunciato “Ribellatevi al pizzo”
di REDAZIONE – Mafia a Brancaccio, l’imprenditore palermitano che ha denunciato “Ribellatevi al pizzo”
Ci accoglie nel suo studio che si affaccia su una delle parti più belle di Palermo. Giuseppe Piraino, imprenditore edile, è l’unico ad aver denunciato il pizzo nell’operazione che ha portato in manette 9 persone tra lo Sperone e Brancaccio, dopo l’omicidio di Giancarlo Romano. Piraino per la terza volta ha denunciato chi gli ha chiesto di pagare una tassa alla mafia, dopo che la sua ditta era impegnata in un lavoro di ristrutturazione in via Messina Marine. La procedura è sempre la stessa: qualcuno si avvicina agli operai e con toni minacciosi chiede di poter parlare con il titolare. Anche questa volta è andata così. Piraino aveva denunciato la tentata estorsione subita da alcuni dipendenti impegnati nella ristrutturazione di un condominio. Gli emissari del clan si erano presentati in cantiere minacciando un operaio: “Lo sai che a casa degli altri si tuppulia? Digli al tuo titolare che si metta a posto, altrimenti passa i guai, lui lo sa dove andare”. Nonostante la paura, un altro dei presenti aveva fotografato la targa del motorino con cui erano arrivati i due uomini del clan, che erano stati subito identificati dagli investigatori. “La cosa eclatante e che mi rincuora – dice Piraino – è che questa volta ho avuto la collaborazione dei miei operai, coraggiosi e bravi a fotografare la targa del motorino con cui sono venuti questi farabutti. Basta, dovete ribellarvi. È inammissibile che si continui a pagare, togliete soldi ai vostri figli per far fare la bella vita a questa gente”.
Oltre 14 episodi di estorsione senza nessuna denuncia nell’operazione di Brancaccio, numeri inquietanti: “Mi fa molta rabbia – aggiunge Piraino – ognuno deve essere libero di comprare quello che vuole, nessuno glielo deve imporre come estorsione. Quello che fa veramente male è vedere una comunità come Palermo che non prende l’iniziativa della denuncia, bisogna lavorare molto su questo”. E poi un messaggio a tutti i commercianti taglieggiati che non denunciano: “Lo so che c’è paura, che non si dorme la notte, ma pagare non è la cosa giusta. È un fatto di dignità personale, siate liberi, non fatevi terrorizzare. Ribellatevi”.