L’ Autorità presenta il nuovo porto di Catania, ma il consiglio comunale continua a richiedere i documenti
Quando ci si avvicina al porto di Catania, superati gli storici “Archi della Marina”, c’è una barriera. Li gentilissimi operatori della società che si occupa della sicurezza chiedono agli automobilisti dove devono andare. C’è chi è autorizzato perché lavora all’interno, c’è chi deve imbarcarsi e c’è anche chi vorrebbe fare una semplice passeggiata e viene, gentilmente, invitato a parcheggiare fuori la propria auto. Identico destino per chi, la sera, deve intrattenersi nei locali presenti all’interno. Piccola introduzione che serve a rappresentare come, realmente, esista un blocco, un’interruzione tra il porto e la città. Lo stesso blocco che evidentemente esiste tra l’autorità che gestisce il porto, ovvero l’autorità portuale della Sicilia Orientale, e le istituzioni catanesi, a cominciare dal Consiglio Comunale. Si perché i tanto richiesti documenti sul nuovo piano regolatore, non presenti nella seduta del consiglio dedicata a questo argomento, sono stati, invece, consegnati alla stampa durante la conferenza di presentazione, appunto, del nuovo PrP portuale. In nome di un porto di Catania che si prepara a un futuro di crescita, secondo quanto enunciato in un documento, il primo dal 1978, che, a detta dell’autorità, rivoluzionerà lo scalo etneo, aprendolo alla città e puntando su sostenibilità, sicurezza e innovazione. Alle novità arriviamo fra poco, prima c’è da dare notizia della reazione del consiglio, che si palesa in una richiesta formale di documenti firmata dal suo presidente, Sebastiano Anastasi. “Si apprende – dice testualmente la richiesta – che l’Autorità Portuale di Catania, nel corso di una conferenza stampa, abbia prodotto la documentazione relativa al Piano Regolatore del Porto. Orbene, considerato che nel corso della seduta del Consiglio comunale avvenuta il 12 Marzo us. la stessa Autorità non ha consegnato alcun documento al Consiglio Comunale, organo rappresentativo della città, ciò appare, quanto meno irrispettoso. Pertanto si invitano le SS.LL. a voler acquisire tale documentazione e trasmetterla al Consiglio Comunale”. Nei prossimi giorni vi aggiorneremo sulla consegna, o meno, dei documenti richiesti. Tornando alle novità presentate, l’autorità portuale prospetta un porto più grande e più efficiente, con al centro del progetto l’ampliamento dell’area crociere, che passerà da 40mila a 84mila mq, con quattro accosti in grado di ospitare navi da oltre 340 metri. Una nuova Stazione Marittima di 5mila mq, dotata di sistemi di energie rinnovabili, accoglierà fino a 1 milione di passeggeri l’anno. Capitolo Waterfront: con una suggestiva Promenade, si svilupperà dal nuovo porticciolo per yacht fino al porto Nuovo e al molo Crispi. Un’area di 20 ettari che diventerà un nuovo quartiere cittadino, con spazi per la ricreazione, il commercio e la cultura. Il PRP, poi, pone grande attenzione alla sicurezza della navigazione e al rispetto dell’ambiente. Nuove infrastrutture garantiranno l’accesso sicuro di navi da crociera, yacht e navi ro-ro. Interventi di riqualificazione ambientale, come la rigenerazione della foce del torrente Acquicella e l’utilizzo di fonti rinnovabili, renderanno il porto di Catania un esempio di sostenibilità. Ma sarà un porto per tutti, cosa che al momento non avviene? La darsena per pescherecci sarà razionalizzata e potenziata, mentre un’area ad hoc sarà dedicata alla cantieristica. Una striscia di 10 metri per la viabilità cittadina sarà realizzata in parallelo a via Domenico Tempio, migliorando la connessione tra il porto e la città. “Le principali scelte del PRP, che sarà ultimato nei prossimi mesi, sono nate da una pressante necessita di razionalizzare l’uso degli spazi portuali – ha spiegato il presidente dell’Adsp Francesco Di Sarcina – attribuendo ad ognuno una precisa funzione che consentisse sia una maggiore apertura alla città, che deve poter vivere la bellezza del suo porto in sicurezza, sia una crescita affiancata alla coesistenza sostenibile tra le attività presenti. A ciò si è aggiunta l’esigenza di dare continuità a tutti gli operatori esistenti, non alterando lo status quo imprenditoriale e occupazionale, anzi implementandolo in un’ottica di sviluppo comune e strategico”.