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Voto di scambio a Paternò: il sindaco si dichiara estraneo

di Antonino Marino -





“In relazione alla notizia di un mio coinvolgimento nelle indagini culminate con l’emissione di un’ordinanza cautelare nei confronti di diversi soggetti nel territorio di Paterno’ per reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e diversi reati, manifesto come sempre la mia piena fiducia nel sistema giudiziario e nei giudici che saranno chiamati a valutare il mio operato”. A parlare è il sindaco di Paternò Nino Naso, coinvolto e indagato per voto di scambio nell’ambito dell’operazione Athena che ha portato all’arresto di 17 persone e che ha nel computo ben 56 indagati in merito ad un sistema che, oltre al traffico di droga, avrebbe controllato anche le aste giudiziarie per gli immobili. “So – prosegue il primo cittadino di Paternò – di essere estraneo all’accusa che mi è stata mossa di voto scambio dal momento che tutta la mia vita è stata improntata al massimo rispetto della legge e per nulla al mondo avrei mai abdicato ai principi di correttezza e onestà cui ho uniformato al mio agire privato e pubblico”. Insieme al sindaco è indagato anche un assessore comunale. “Apprendo, sempre attraverso gli organi di stampa, che il gip – aggiunge Naso – ha rigettato la richiesta di misura cautelare avanzata dalla procura della Repubblica nei miei confronti per mancanza dei gravi indizi, ovvero di elementi idonei a ritenere fondata l’accusa mossa nei miei confronti. Confido, pertanto, che questa vicenda possa a breve concludersi e, nelle more, mi permetto di invitare a un maggiore rispetto, se non del sottoscritto, del provvedimento emesso dal gip presso il Tribunale di Catania, il quale esclude responsabilità penali a mio carico”. Intanto la Procura distrettuale di Catania ha presentato appello contro la decisione del gip Sebastiano Di Stefano Barbagallo di rigettare la richiesta di emettere un’ordinanza cautelare nei confronti del sindaco Naso. L’appello, firmato dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dai sostituti Tiziana Laudani e Alessandra Tasciotti, riguarda complessivamente sette indagati. Tra loro Naso, Cirino, Comis e Benvegna, per il capo 22 dell’imputazione, lo scambio elettorale politico-mafioso, per i quali la Procura chiede al Tribunale di disporre la custodia cautelare in carcere e gli arresti domiciliari con l’uso del braccialetto elettronico per Morabito. Il carcere è chiesto per altri capi d’imputazione per tre indagati arrestati ieri. Sull’inchiesta di Paternò è intervenuta anche Chiara Colosino, presidente della commissione parlamentare antimafia. “La Commissione antimafia aprirà un filone d’inchiesta, peraltro già avviato, sulla questione del voto di scambio in campagna elettorale, ho chiesto le carte indistintamente dal colore delle amministrazioni”. La Colosino è intervenuta a Capo D’Orlando all’assemblea regionale delle associazioni antiracket della Sicilia aderenti alla Fai, sottolineando: “Non c’è una sorta di immunità per nessun partito e non siamo possibili fautori di crociate se non diciamo che esattezza e chiarezza che c’è’ una cosa che fa paura ai più giovani esattamente come ai più anziani: il voto di scambio”.