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Sulla frattura steccata con cartone, Cimo: “Responsabilità non chiare, no a capro espiatorio”

di Dario Di Gesù -





Vicenda pronto soccorso di Patti. Bonsignore, segretario del sindacato Cimo Sicilia: “Non vorremmo che oggi, dopo i turni massacranti dovuti alla carenza di personale e dopo i calci e i pugni che medici e infermieri si beccano dai ‘pazienti’, arrivi pure lo schiaffo beffardo di chi solo oggi sembra accorgersi dei problemi della nostra derelitta sanità pubblica”.

“Non siamo qui a difendere l’indifendibile. Se medici e infermieri hanno sbagliato è giusto che si assumano le proprie responsabilità, ma non vorremmo che oggi, dopo i turni massacranti dovuti alla carenza di personale e dopo i calci e i pugni che si beccano dai “pazienti”, arrivi pure lo schiaffo beffardo di chi solo oggi sembra accorgersi dei problemi della nostra derelitta sanità pubblica”. Lo dichiara il segretario regionale di Cimo (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) Giuseppe Bonsignore, in risposta alla conferenza stampa che ha avuto come oggetto l’intervento effettuato al Pronto Soccorso di Patti balzato agli onori delle cronache per la frattura ad una gamba steccata con un cartone per rifiuti speciali. 

“Le dichiarazioni fatte nel corso di una conferenza stampa dal direttore generale della ASP di Messina, Giuseppe Cuccì, e dall’Assessore della Salute, Giovanna Volo – sottolinea Bonsignore – sono nette e non ammettono repliche, se mancavano i presidi sanitari corretti, se non c’era la stecca, la colpa è di medici e infermieri”. 

Intanto, in un video diffuso sui social, il 30enne Elia Natoli ha ringraziato pubblicamente la dottoressa che gli ha steccato l’arto, affermando in sostanza come si sia prodigata facendo comunque ciò che occorreva, non avendo trovato quanto ordinariamente serviva. Natoli ha affermato, inoltre, di avere riferito al presidente della Regione Renato Schifani che l’ha chiamato per telefono per scusarsi istituzionalmente di quanto accaduto, che il personale medico sanitario del Pronto Soccorso non aveva nessuna responsabilità nella vicenda.

I legali della dottoressa che ha immobilizzato l’arto hanno fortemente protestato per le modalità con cui sono stati diffusi particolari sugli accertamenti ispettivi: «Non appare accettabile che pervengano alla stampa indicazioni sui temi trattati in sede di confronto ispettivo, con riferimenti precisi a dati medici e diagnostici in mancanza di qualsivoglia contraddittorio. Vengono divulgate notizie che per la loro specificità non possono che provenire dagli organi ispettivi mentre le deduzioni e le corrette indicazioni della professionista sono relegate in contesto minimale e secondario. Occorre quindi riportare il confronto nei canoni e nei termini di paritario e corretto sviluppo. Il modo in cui i fatti sono stati riportati dopo la visita ispettiva regionale sono un deliberato attacco a danno dell’immagine e della professionalità della nostra assistita». Lo dicono gli avvocati Giovanni Tortora e Tindaro Giusto. «Ci troviamo – aggiungono i legali- dinanzi al tentativo di improntare un vero e proprio processo mediatico finalizzato probabilmente a coprire precise responsabilità politiche a scapito di un professionista che ha operato in un contesto la cui precarietà e nota a tutti. Sorprende che organi politici regionali e le strutture dirigenziali della sanità regionale e provinciale scoprano oggi che il Pronto soccorso di Patti abbia criticità trascurate per anni. Il caso odierno è dato di cronaca ma non ha certamente prodotto nè puo essere catalogato in uno dei tanti casi di malasanità a cui i cittadini siciliani sono purtroppo abituati. Qui il medico ha affrontato e risolto in emergenza il problema. Cosa si potesse fare in alternativa o se fosse possibile seguire altra via è argomento che meriterà un approfondimento ma non consentiremo che ciò avvenga attraverso un processo mediatico in cui la politica tenta di scaricare le proprie responsabilità».

“Oggi – aggiunge Bonsignore – sembra emergere qualche incongruenza nelle dichiarazioni ufficiali: da un lato vengono sospesi la capo sala del Pronto Soccorso di Patti e il Direttore Medico del Presidio Ospedaliero perché mancavano le stecche, dall’altro viene asserito che la responsabilità è della dottoressa di turno perché ha “scelto” liberamente di steccare il paziente col cartone al posto di utilizzare le stecche d’ordinanza. Ma, delle due l’una, o le stecche c’erano e quindi non andavano incolpati la capo sala e il direttore medico dell’ospedale oppure le stecche non c’erano e allora non va incolpato il medico del Pronto Soccorso”. 

“E siamo sicuri – continua Bonsignore – che Capo Sala e Direttore medico non avevano mai chiesto le famose stecche? Perché, purtroppo, spesso accade che tra le richieste di materiale e l’arrivo dello stesso passa del tempo, tanto tempo, e la colpa non può certo ricadere sul personale sanitario ma forse andrebbe ricercata in inefficienze organizzative e gestionali di altro livello”. 

“Fatti incresciosi come questo – sottolinea Bonsignore – probabilmente ne accadono a bizzeffe ma vengono ignorati perché, quasi sempre, non raggiungono la ribalta mediatica, rimanendo confinati all’interno, tra i cosiddetti addetti ai lavori. In questi casi nessuno parla, nessun provvedimento, nessun correttivo. Ma quando i media riportano la notizia giorno dopo giorno, allora uno dei tanti casi di inefficienza organizzativa e gestionale diventa il caso dell’estate, con politici e direttori generali che saltano sulla sedia urlando come indemoniati. Comincia la battuta di caccia al capro espiatorio, con tanto di conferenza stampa dello Stato Maggiore della Sanità siciliana proprio a ridosso di Ferragosto”. 

“Non sappiamo ancora con certezza assoluta cosa sia realmente accaduto al Pronto Soccorso di Patti perché ancora oggi dopo vari giorni le notizie, a dispetto della sontuosa conferenza stampa agostana, appaiono incomplete e contraddittorie. Qualcuno al Pronto Soccorso di Patti ha “steccato” – conclude il segretario di Cimo Sicilia – ma ancora non è del tutto chiaro chi sia il responsabile della nota stonata”.