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Cronaca

Strage di Altavilla, la coppia si difende “Non siamo stati noi”

di massimilianoadelfio -





di CLAUDIA MARI
Dal carcere Pagliarelli di Palermo sono arrivate le prime parole di Massimo Carandente e Sabrina Fina, la coppia che, insieme a Giovanni Barreca e alla sua primogenita 17enne, avrebbe partecipato alle violenze e agli omicidi nella ormai famosa villetta familiare di Altavilla Milicia. “Non siamo stati noi, non li avremmo mai uccisi. Abbiamo partecipato soltanto alle preghiere”, ha ripetuto la coppia al loro legale, l’avvocato Marco Rocca, che li ha incontrati per la prima volta dopo la presa in carico del caso. I due si sono dichiarati quindi estranei ai fatti e anche sconvolti per quanto accaduto. Dopo tre ore di colloquio, racconta l’avvocato, i due sono apparsi provati e addolorati per le vittime – Antonella Salamone, moglie di Barreca, e i figli Emanuel e Kevin di 5 e 16 anni – e anche per il fatto di essere stati accusati di tali omicidi e violenze. “Siamo persone che aiutano il prossimo”, hanno dichiarato i due, che quindi sembrerebbero ora scaricare l’intera responsabilità sul 54enne padre di famiglia. La difesa vira le colpe su Barreca, anche se il nuovo legale della coppia non ha aggiunto dettagli in merito, dichiarando solamente che i due “Hanno raccontato una versione che non coincide con quella finora emersa e offerto spunti per indagini difensive”. Nonostante il riserbo, sembrerebbero emergere due possibili versioni: una che vede la coppia Carandente e Fina coinvolti direttamente, ma solo nell’aver assistito agli omicidi senza essere fisicamente carnefici; un’altra visione sarebbe quella del sostegno indiretto nei confronti di Barreca “in preghiera” e di aver lasciato la villetta di Altavilla prima che dell’inizio delle violenze. Dal colloquio con la coppia emergono anche altri dettagli, relativi alla conoscenza con Barreca e al loro primo incontro che sarebbe stato “casuale”. Perché secondo quanto ricostruito dai contatti delle vittime, Antonella Salamone, la donna uccisa, avrebbe cercato sui social una persona che non vivrebbe in Sicilia. Non sono ancora chiare le motivazioni, ma sembrerebbe che a causa di liti familiari e condizioni economiche difficili la coppia volesse chiedere aiuto ad un certo Massimo. Tramite Facebook marito e moglie sarebbero finiti sulla pagina di un Massino, ma Carandente. Da lì, l’inizio del rapporto tra i Barreca e la coppia: frequentazioni assidue che sono state confermate dai biglietti trovati in casa dei conviventi a Sferracavallo. Insieme a questa certezza, l’altra è quella che i Carandente e Fina si siano uniti – nella villetta – ai Barreca nel gruppo di preghiera. Giorni di preghiera a cui poi sarebbe seguito quel fatidico mese di riti “di purificazione da Satana” che sarebbero diventati dei propri esorcismi violenti e torture, perpetuate sia sui due figli che sulla moglie di Barreca. Lo stesso padre di famiglia che, rinchiuso nello stesso carcere palermitano, sembrerebbe essere ancora in preda a un delirio religioso, lo stesso che lo avrebbe portato a compiere la strage nella sua casa. “Mia moglie non ce l’ha fatta è stata vinta dal diavolo. Così come i miei figli. Per fortuna sono arrivati Massimo e Sabrina” racconta Giovanni Barreca. L’uomo è stato raggiunto in carcere dal suo legale, Giancarlo Barracato, che ha fatto sapere: “È in una situazione di delirio costante. Sono andato a trovarlo diverse volte, ma è difficile instaurare un dialogo”. E aggiunge: “Il mio cliente riferisce di avere avuto il dovere di debellare il demonio. Non si rende neppure conto di stare in carcere. Ho incontrato una persona che non è consapevole della sua condizione. Ha come quadro costante davanti ai suoi occhi l’obiettivo raggiunto: avere sconfitto il demonio. Ho difficoltà a pensare a una strategia difensiva. Non mi trovo mai davanti ad una persona lucida”. Barreca sembrerebbe essere consapevole che la moglie e i figli Kevin sono morti, ma attribuirebbe la colpa a Satana. “È consapevole che la moglie non ce l’ha fatta ed è stata vinta dal diavolo così come i suoi figli, così va ripetendo. In questa sua azione dice che è stato aiutato dai due coniugi”. Per questo il legale sta valutando l’ipotesi di chiedere una perizia psichiatrica.