Soltanto 34mila siciliani vaccinati: è rebus contagi
Nel 2023 sono stati solo 34 mila i siciliani che si sono vaccinati contro il Covid, secondo dati dell’assessorato regionale alla Salute aggiornati alla fine dell’anno e relativi alla campagna di profilassi avviata in autunno. Anche il numero dei vaccini antinfluenzali è notevolmente calato, proprio nella stagione di maggiore incidenza registrata negli ultimi quindici anni. Perché così poche persone (al 95 per cento fragili e anziani in base allo stesso monitoraggio) si sono sottoposte al vaccino anti-Covid e tra i due sieri hanno di gran lunga preferito quello stagionale?
Pochi siciliani vaccinati: Mario Minore “Sindrome del rifiuto”
Spiega a L’Identità Mario Minore, coordinatore della Task-force epidemiologica dell’assessorato regionale: “Come nel resto del Paese, lo stress causato dalla pandemia – misure di contenimento, contumacia, ridondanza vaccinale – ha fiaccato la popolazione e innescato, anche in quella fascia che si era negli ultimi anni educata alla vaccinazione stagionale, una sindrome del rifiuto data dalla paura per gli effetti del vaccino anti-Covid”. Eppure non si può parlare di disservizi negli approvvigionamenti o di scarsità di vaccini disponibili. L’assessorato ha rifornito senza problemi le nove Aziende ospedaliere, i presìdi Asp sul territorio, gli ambulatori per la vaccinazione protetta e la rete dei medici di base. Fino a metà dicembre il vaccino distribuito è stato il BioNTech Pfizer a Rna, ma da giorno 26 è disponibile anche il Novavax che è a base proteica ed è più gestibile dai medici di famiglia perché hanno un rapporto più diretto con gli utenti maggiormente diffidenti verso il vaccino a Rna. In più il Novavax ha il vantaggio di poter essere conservato a una temperatura da meno tre gradi a meno otto, quindi in un comune frigorifero e per una durata fino a otto mesi, mentre il Pfizer richiede un congelamento di ottanta gradi e non resiste dopo dieci settimane, sicché è conservato dalle Aziende ospedaliere.
Nonostante la maggiore comodità del Novavax, il numero dei vaccinati dopo Natale non è però cresciuto. Ed è forse in previsione di questo disinteresse diffuso che la Regione si è rifornita di una piccola scorta del nuovo vaccino, implementabile tuttavia nel giro di sole 48 ore. Ma se i vaccinati sono pochi, i contagiati potrebbero sfiorare il milione: una cifra che l’assessorato alla Salute non è in grado di definire per via della riluttanza a dichiararsi positivi, non essendo più in vigore l’obbligo dell’autodenuncia. A stare a dati pressoché certi, i contagi sono stati nel 2023 circa cinquantamila mentre i ricoveri ospedalieri un paio di centinaia. Si tratta di cifre che non possono in teoria preoccupare, ma le autorità regionali temono numeri ben più alti e sono in costante stato di allerta.
Bassa percentuale di siciliani vaccinati: l’attività delle aziende sanitarie
“Le Aziende sanitarie – dice Minore – stanno svolgendo una intensa attività promozionale di tipo proattivo per il tramite delle Unca e di squadre apposite che raggiungono le Rsa e i pazienti domiciliati proponendo un’offerta di vaccinazione di prossimità, come è garantito dal calendario vaccinale della Regione”. Ma la situazione non cambia. Complica lo stato di cose la refrattarietà dei farmacisti e dei pediatri a vaccinare i bambini, che sono il nuovo e inatteso bersaglio di varianti originali del Covid e di forme perniciose di influenza stagionale. “I farmacisti sono autorizzati a vaccinare tutti, adulti e bambini – dice Minore – ma si astengono forse perché non assistiti dal medico e quindi in difficoltà, dovendo valutare il vaccino secondo l’età, dai sei mesi ai quattro anni, dai cinque ai dieci e poi fino a dodici. Dovrebbero farlo allora i pediatri, che però tradizionalmente non si sostituiscono agli ambulatori di igiene pubblica incaricati della somministrazione dei vaccini infantili, dal morbillo alla varicella alla parotite, e perciò anche per il Covid preferiscono non cambiare prassi. Noi come Regione abbiamo comunque tutta la disponibilità di Pfizer anche per i bambini”. La questione al momento sembra dunque riguardare soltanto fragili e ultrasettantenni. Che per vaccinarsi contro Covid e influenza devono rivolgersi, diversamente dagli anni scorsi, per il primo al proprio medico e per il secondo a una farmacia autorizzata, perché i medici di base, non ricevendo richieste sufficienti dai propri pazienti, si sono in gran parte chiamati fuori. Per ogni fiala occorrono infatti sei prenotazioni, un numero che anche le farmacie faticano a chiudere, sicché si arriva al paradosso dei pochi volontari cui non resta alla fine che mettersi in lista d’attesa.