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Economia

Sicilia, cresce l’allarme sovraindebitamento: non solo disoccupati, ma anche laureati

di Bianca Giunta -





In Sicilia l’emergenza del sovraindebitamento assume contorni sempre più preoccupanti. A finire in difficoltà non sono solo le famiglie fragili o i disoccupati, ma anche lavoratori con reddito stabile, professionisti e laureati. Lo conferma l’analisi nazionale dell’Osservatorio Finsight di Bravo, fintech specializzata nella gestione del debito, che inserisce l’isola tra le cinque regioni italiane con il maggior numero di cittadini istruiti a rischio finanziario: nona pari merito con la Campania, entrambe al 9% del totale nazionale.

Un dato che fotografa una verità scomoda: l’istruzione non basta più a proteggere dal rischio economico. In un contesto di inflazione persistente, aumento del costo della vita e salari stagnanti, anche chi possiede una laurea o un contratto a tempo indeterminato fatica a gestire il bilancio familiare.

Il paradosso dei “competenti indebitati”

Il profilo tipo del cittadino sovraindebitato non corrisponde più all’immagine del disoccupato o del lavoratore precario. Si tratta invece, nella maggioranza dei casi, di uomini tra i 45 e i 54 anni, spesso con una famiglia e una casa di proprietà, che guadagnano tra i 1.500 e i 2.000 euro al mese.

Eppure, dietro questa apparente stabilità si nasconde un rischio crescente: la facilità di accesso al credito — carte revolving, prestiti personali, acquisti a rate — senza una piena consapevolezza dei propri limiti economici.

Secondo Finsight, l’81% delle persone che hanno chiesto aiuto per ridurre i debiti possiede almeno un diploma e il debito medio per chi ha un titolo di studio superiore sfiora i 30.000 euro, ben oltre la media di chi ha un livello di istruzione inferiore (24.000 euro).

Un paradosso che nasce da una maggiore “fiducia” nel futuro economico, ma che spesso si traduce in un effetto boomerang: più credito disponibile, più rischio di cadere nel circolo vizioso del debito.

La Sicilia tra redditi bassi e costo della vita crescente

In Sicilia il fenomeno assume tratti distintivi. Da un lato, i redditi medi più bassi d’Italia rendono difficile sostenere mutui, prestiti e spese familiari crescenti; dall’altro, l’aspirazione a mantenere un certo tenore di vita — soprattutto nei centri urbani come Palermo, Catania e Messina — spinge molti a ricorrere al credito al consumo.

Un equilibrio fragile, reso più instabile da una scarsa educazione finanziaria diffusa, che in Italia resta tra le peggiori d’Europa: solo il 16,6% degli italiani possiede competenze finanziarie minime accettabili, secondo i dati Ocse.

L’urgenza di una cultura del denaro

“Abbiamo imparato Dante e trigonometria, ma non a gestire i nostri soldi”, commentano gli esperti di Bravo. Una frase che riassume il problema di fondo: l’assenza di educazione finanziaria come materia di base.

In Sicilia, dove i tassi di indebitamento crescono anche tra gli under 40 e tra i lavoratori autonomi, la questione assume una valenza sociale oltre che economica. Serve un’azione sistemica: scuole, istituzioni e banche dovrebbero promuovere strumenti di prevenzione e formazione per evitare che l’accesso al credito si trasformi in un cappio invisibile.