Riforma delle ex Province: Schifani a velocità supersonica
di ERNESTO MOSCA – Il ritorno delle province in Sicilia – dopo la ‘sciagurata’ riforma di Rosario Crocetta che le cancellò ma senza segnare una linea futura che non fosse quella di una disarticolazione degli enti intermedi ed un cambio di nome che ne ha azzerato il raggio d’azione, senza produrre nulla di nuovo e di buono – da grande sogno erotico del centrodestra rischia di trasformarsi in un incubo peggiore della trattativa dei manager della sanità. E’ infatti sul ritorno all’elezione diretta negli enti mandati in soffitta dall’ultimo presidente siciliano di centrosinistra, che si concentrano gli appetiti di tutto il centrodestra di governo.
Sì, perché dietro questa riforma sbandierata già durante la campagna elettorale per portare Renato Schifani a Palazzo d’Orleans, non c’è solo la volontà di rimediare al pasticcio del governo Crocetta che cacciò le vecchie province in un limbo senza fine con danni enormi per i cittadini ma c’è anche l’esigenza di ritornare ad avere poltrone e poltroncine per placare le seconde e terze file delle dirigenze dei partiti e dei portatori di voti rimasti esclusi dalle spartizioni di seggi, uffici di gabinetto e sottogoverno. E così mentre altre riforme e provvedimenti stagnano nei corridoi di Palazzo dei Normanni, il ddl sul ritorno delle province è andato avanti a velocità supersonica in Commissione Affari istituzionali, è stato incardinato a Sala d’Ercole per la discussione e per il 31 gennaio sarà pronto per essere votato. L’approvazione del ddl aprirà di fatto le danze per la spartizione delle nuove province. Certo bisognerà capire quando si voterà, se si farà in tempo per giugno, facendo coincidere le elezioni con quelle europee come vorrebbero dalle parti di Fratelli d’Italia o si preferirà spostare la battaglia elettorale all’autunno come preferirebbero autonomisti e cuffariani tuttavia cambierebbe soltanto il tempo utile per il confronto tra i partiti e per calibrare gli interessi che sono tanti e forse troppi.
Sulla nuova provincia di Palermo sembra già esserci una opzione preferenziale dello stesso Presidente della Regione Schifani che potrebbe schierare un suo fedelissimo come Piero Alongi, attuale assessore della giunta di Roberto Lagalla a Palermo ma con un passato di assessore e consigliere provinciale. Non è da escludere neanche un ‘risarcimento danni’ per l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio, primo dei non eletti a Sala d’Ercole. La DC di Totò Cuffaro dovrebbe puntare tutto sulla conquista della Provincia di Agrigento ma guarderebbe con interesse anche a Ragusa dove c’è uno dei suoi uomini forti: l’ex sindaco di Modica Ignazio Abbate che punta dritto sul nome di Giorgio Linguanti -che è stato suo assessore nei 9 anni di governo della città-. Non staranno alla finestra gli Autonomisti di Raffaele Lombardo che vorrebbero piantare la bandierina con la colomba sulla provincia di Catania. La Lega sarebbe però intenzionata a dire la sua su Catania che è la roccaforte della coppia Sammartino-Sudano ma avrebbe messo gli occhi anche sulle province di Siracusa dove ci sarebbe un duello tutto interno tra gli ex deputati regionali Vincenzo Vinciullo e Giovanni Cafeo.
Si dice anche che l’assessore Mimmo Turano e la ex deputata regionale Eleonora Lo Curto avrebbero fatto un pensierino alla guida della provincia di Trapani. C’è da dire che su tutto dovrebbe avere l’ultima parola il primo partito della coalizione, Fratelli d’Italia, che non intende certo stare a guardare specialmente sulle città metropolitane, Palermo in testa dove potrebbe spuntare il nome di Totò Cordaro e su Siracusa dove la squadra meloniana potrebbe lanciare Titti Bufardeci. E’ probabile che una trattativa a parte riguarderà la provincia di Messina che è quella considerata più a rischio a causa della presenza di Cateno De Luca. Nessuno sembra voler rischiare un ballottaggio con un candidato del sindaco di Taormina sapendo che, sostanzialmente e considerata la forza che ha in quella provincia il leader di Sud chiama Nord, si corre il rischio di beccarsi una scoppola alle urne, che può fare davvero male