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PRIMA PAGINA- Tutti i numeri del Ponte: Ecco chi ci guadagna

di massimilianoadelfio -





Sono almeno cinquant’anni che si parla del Ponte sullo Stretto di Messina e, per altrettanti anni, il dibattito – sulla sua utilità o meno e sui possibili benefici per la Sicilia e per il Paese – ha diviso politica e opinione pubblica. Una vera unanimità sul quesito non è stata mai raggiunta, soprattutto in considerazione dei costi di un’opera di questa portata e del contesto in cui dovrebbe collocarsi.
Eppure, il Ponte sullo Stretto si farà e, come ha dichiarato il viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi, i cantieri inizieranno quest’anno, dopo l’estate, per avere “dal 2030-2032 l’opera finita” che “cambierà la connettività tra Sicilia e Calabria”, sostenendo anche che “La parte relativa al ponte è minoritaria rispetto all’investimento complessivo”. Di certo, l’investimento è di quelli importanti. Per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina serviranno circa 14 miliardi di euro ed è previsto un investimento da parte dello Stato di quasi 12 miliardi di euro (11,6 di preciso), su una legge di bilancio che consta complessivamente di 24 miliardi di euro. Dell’intero fondo stanziato, fino al 2032, 9,3 miliardi saranno a carico dello Stato, 718 milioni sul Fondo di sviluppo e coesione e un altro 1,6 miliardi peseranno sulle casse di Calabria e Sicilia. Solo per la costruzione, si stima che nei cantieri saranno occupati 4.300 lavoratori all’anno per sette anni, con un picco di 7.000 nel periodo più intenso. E quindi, quali potrebbero essere i benefici per la Sicilia a seguito della realizzazione della mastodontica opera rappresentata dal Ponte sullo Stretto?
Nel giro di due anni dalla costruzione e dal pieno funzionamento dell’infrastruttura, la Sicilia vedrebbe incrementare il proprio Pil di oltre 20 miliardi di euro e avrebbe 90 mila occupati in più.
Questa è la stima di Susini Group S.t.P., uno studio leader nella consulenza del lavoro, che presenta, oltre ai rischi fatti presente in varie sedi – come l’alta sismicità della zona, i costi elevati di edificazione (si parla di quasi 9 miliardi di euro) – la sua utilità economica. “La Sicilia è una regione che base la propria economia sull’agricoltura, il commercio, l’industria e, specialmente negli ultimi anni e nel futuro, il turismo. Attualmente è una Regione tagliata fuori dal resto del continente. Per andarci occorre prendere una nave o l’aereo. Per attraversare 3,3 chilometri di mare occorre in media quasi un’ora”.
Il Ponte sullo Stretto, che prevede l’edificazione di una struttura stradale e su rotaia andrà a consentire una enorme facilitazione (in tempi e in mezzi) per quanto riguarda il trasporto delle merci e gli spostamenti dei turisti. “La costruzione del Ponte – dicono le stime di Susini Gruop – porterebbe sicuramente dei benefici all’economia dell’isola.
Il PIL, attualmente di poco superiore agli 83 miliardi di euro, balzerebbe in avanti di oltre 20 miliardi nell’arco di due anni. Anche l’occupazione, trainata dall’aumento del prodotto interno lordo, aumenterebbe di oltre il 7% portando il tasso di occupazione della Sicilia a circa il 50% (il tasso medio di occupazione del Meridione è attualmente assestato intorno al 48%).
Si parlerebbe, quindi, di circa 90 mila occupati in più. In poche parole, la Sicilia potrebbe diventare, nel giro di un paio di anni, il fiore all’occhiello del Mezzogiorno”.
Eppure, come da tradizione, il dibattito è continuato, fino in tribunale.
Dopo l’esposto presentato da Pd e Avs, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo, senza ipotesi di reato né indagati, all’interno del quale però finiscono sotto la lente della pm Alessia Natale tutte le procedure sull’attività di progettazione e di realizzazione del collegamento stabile fra Calabria e Sicilia.