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Cronaca

PRIMA PAGINA- Strage Casteldaccia le domande sulla sicurezza e responsabilità

di Redazione -





Sono ancora tanti gli interrogativi e i dubbi che rendono ancora più sconfortante la tragedia di Casteldaccia, dove hanno perso la vita, mentre stavano lavorando, cinque lavoratori di Alcamo, Partinico e San Cipirello. Durante un intervento a pochi chilometri da Palermo – con la società Quadrifoglio Group, in sub-appalto dall’Amap – i cinque, uno dopo l’altro sono rimasti intossicati da delle esalazioni tossiche. Le domande che girano attorno all’inchiesta aperta dalla procura di Termini Imerese sono tante, tra cui: perché nessuno degli operai, anche esperti, prima di scendere nella condotta fognaria, non ha inserito la sonda che rileva la presenza di gas tossici? Perché sono scesi nel condotto quando l’appalto con Amap prevedeva soltanto lavori in superfice? Perché il gruppo di operai non aveva protezioni di sicurezza o mascherine? Perché, contro le “regole” di sicurezza sono scesi a soccorrere i colleghi, invece che chiamare i soccorsi? Per scoprire quanto accaduto, oltre alla giustizia che farà il proprio corso, anche le famiglie delle vittime hanno affidato gli incarichi ai loro legali, mentre la polizia ha posto sotto sequestro la sede dalla Quadrifoglio, a Partinico. Gli agenti presso la sede hanno portato via documenti, contratti di appalto e le schede dei quattro operai che lavoravano a Casteldaccia per conto dell’impresa partinicese. Tra le altre cose, nell’ambito aziendale, le indagini dovranno far luce anche sulla scelta degli operai e delle mansioni, c’è da capire anche con quali criteri sia stato selezionato il personale che non sarebbe stato specializzato e non avrebbe seguito corsi di sicurezza. E, soprattutto, perché il tecnico dell’Amap avrebbe autorizzato le vittime a scendere nella fogna. Gli inquirenti stanno lavorando anche per ricostruire la catena di responsabilità nella vigilanza sui lavori subappaltati alla ditta.
Un focus, in particolare quindi, sulle modalità di organizzazione del lavoro, sui controlli delle operazioni e degli operai e per ultimo, ma non meno importante, sulle responsabilità e sulle decisioni che, di giorno in giorno vengono prese tra cantieri e aziende. E oltre agli inquirenti, questo è quello che si chiedono anche i lavoratori e i rappresentanti delle associazioni di categoria che, dopo la strage sono scesi in piazza per protestare contro le morti sul lavoro, ma anche per chiedere risposte. Sicurezza e controllo sono le richieste all’ordine del giorno: “Chiediamo risposte immediate all’Ispettorato nazionale del lavoro, al ministro del Lavoro e alla Regione Siciliana”. Questa è la posizione assunta da Fp Cgil Sicilia, che in una nota sottolinea: “Ricordiamo che ad oggi, in Sicilia sono stati inviati dall’Inl solo 30 ispettori del lavoro, nessuno con le professionalità tecniche necessarie per fare verifiche in ambienti confinati come quello di Casteldaccia”. Per di più, “Gli ispettori inviati resteranno solo sino a fine anno, mentre la sicurezza e la tutela del lavoro non hanno scadenze temporali. È fondamentale avere un presidio stabile anche in Sicilia: occorre provvedere al più presto all’invio di altri ispettori del lavoro e di ispettori tecnici, garantendo la loro piena operatività e superando inesistenti ostacoli burocratici”.
Tuttavia, anche l’attuale numero di ispettori del lavoro è insufficiente e ciò è stato riconosciuto, indirettamente, dalla stessa ministra del Lavoro che, a gennaio, in audizione dinanzi alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, comunicò la presenza, nel territorio siciliano, di ottanta ispettori dell’Inl, numero che sull’Isola non vi si avvicina neanche lontanamente e che, anche se raggiunto sarebbe ancora insufficiente.
“A tutte le istituzioni in campo, nazionali e territoriali – conclude la nota – chiediamo di dare immediata e piena attuazione al protocollo tra Regione e Inl siglato il 3 agosto 2022. La sicurezza dei lavoratori siciliani non può attendere oltre”.