De Bortoli a Catania lancia i giovani al parlamento europeo
”Alle europee potrebbe esserci un’affermazione dei partiti più nazionalisti e sovranisti, questo sta nel flusso della storia che stiamo vivendo. Non dovrebbero esserci grandi scossoni a livello europeo. L’Italia può giocare, con il governo Meloni e con il ruolo che lei ha in Europa, una partita molto interessante”. Le parole sono del giornalista Ferruccio De Bortoli, presidente della fondazione Corriere della Sera e dell’associazione Vidas, a Catania per un incontro organizzato dalla Banca Agricola Popolare di Ragusa e da Arca Sgr. A margine del convegno l’ex direttore di Corriere della Sera e Sole24Ore è intervenuto su diversi argomenti tra politica e giornalismo. Argomento caldo, come in tutta Italia del resto, quello delle elezioni europee.
”C’è un problema di fondo. Non vedo – ha detto De Bortoli – una grande discussione sui giornali, ovvero, chi mandiamo in parlamento europeo? Mandiamo delle persone che stanno lì ed hanno solo la preoccupazione di tornare nel loro paese perché magari non si sentono così ‘risarcite’ da posti di potere che non hanno avuto o ci mandiamo delle persone preparate che si impegnano a stare lì 5 anni perché le grandi trasformazioni passano dal governo europeo e non più da quello nazionale?”. Una domanda di difficile risposta, ma De Bortoli ha anche una sua ricetta per il futuro dell’ente governativo europeo, una ricetta che coinvolge anche i più giovani. ”In Europa- ribadisce il giornalista ci deve andare qualcuno che sta lì per 5 anni, si studia tutti i dossier e difende gli interessi nazionali del parlamento europeo”. De Bortoli ricorda infine come ”in altri paesi possono andare a votare a 16,17 anni. In Italia a 18. Nel nostro paese si può essere eletti a 25 anni, ci sono paesi che possono mandare deputati a Strasburgo anche con 20-21 anni. Allora – conclude- perché non diamo più potere politico ai giovani visto che sono così pochi?”. Non è mancato poi un accenno alla professione e al settore giornalistico, anche alla luce di quanto sta succedendo in Italia con il caso dossieraggi. ”Respingo l’idea – ha detto l’ex direttore del Corriere della Sera – che il giornalismo sia un corpo unico. E’ fatto da tante realtà editoriali di varia natura che hanno la loro storia, la loro identità, la loro etica. E’ un mestiere molto individuale, fatto dal nostro coraggio e dal nostro senso di responsabilità che vanno entrambe di pari passo ed anche dalla consapevolezza, che dobbiamo avere per trasmetterlo alla società, che il nostro è un lavoro utile alla crescita morale ed economica di un Paese. Il giornalismo è qualcosa – conclude De Bortoli- che si incarica di fare sì che l’opinione pubblica sia animata da interesse, spirito critico, religione del dubbio e non sia un insieme di curve contrapposte che non si ascoltano l’una con l’altra”.