“Non tutto è successo!” De Luca: “Ce l’ho fatta dopo tante rinunce”
Ne ha per tutti il leader di Sud chiama Nord. Parla di politica e non solo nel suo libro
Totò Cuffaro? “Il clientelismo fatto persona”. Raffaele Lombardo, successivo governatore della Sicilia? “L’autonomia dei pagnottisti”. Rosario Crocetta? “Assolto per non aver compreso il fatto”. Nello Musumeci? “L’ipocrita inconcludenza fatta istituzione”. Renato Schifani? “Il migliore servitore dello Stato”. E ad ognuno dei titoli che aprono, nel modo più caustico e sarcastico, i rispettivi capitoli della sua autobiografia Non tutto è successo! (Piemme) Cateno De Luca fa seguire un punto esclamativo che, irto come una baionetta, costituisce il basso continuo di una intemerata al calore bianco contro quei poteri costituiti dei quali tuttavia egli è oggi in Sicilia uno dei principali detentori tra i quali però dice di non riconoscersi. Pervaso di una ipertrofia dell’io che lo porta almeno due volte a scrivere di essere una leggenda e che usa come calce viva per edificare un monumento a sé stesso, il mancato presidente della Regione non mostra remora alcuna a mettersi al centro dell’attenzione generale in veste di protagonista assoluto. La autobiografia esce quando il cinquantunenne paladino della Sicilia offesa (sedici processi, due arresti ma alla fine incensurato) è a mezzo del suo cammino politico, giacché molti sono ancora gli obiettivi che traguarda secondo l’elenco dei sogni e dei progetti con cui chiude il libro: da quello di diventare il “sindaco di Sicilia”, occupando la stanza di governatore a Palazzo d’Orleans, a quello di completare a Fiumedinisi l’albergo con centro benessere.
Dall’elenco è scomparso il sogno di partecipare come cantautore a Sanremo, caldeggiato insieme con l’amico Red Ronnie, sogno fallito benché la canzone fosse bell’e pronta: “Invisibili. “Mi sono voluto rivolgere ai giovani che magari sono affascinati dal potere e dal successo – dice a L’Identità – perché noto che sono rari i casi di ragazzi che si distinguono per perseveranza e senso del sacrificio e anche per resilienza rispetto alle trappole della vita. ‘Non tutto è successo’ significa che non bisogna lasciarsi affascinare da quelli che sono i profili più positivi dell’esercizio del potere e quindi del successo personale. E ho cercato nel libro di rappresentare quella che è stata una vita segnata da alti e bassi di una persona che si è fatta da sola partendo da una zona di periferia, figlio di contadini e muratori, Ce l’ho fatta io e ce la può fare chiunque, ma ovviamente io ce l’ho fatta facendo un percorso veramente articolato di rinunce. Oggi vedere il successo di Cateno De Luca senza conoscere come ci è arrivato può essere forviante. Il mio libro è allora una chiave di lettura di come si può arrivare al successo senza compromessi al ribasso e soprattutto senza scorciatoie”. Il libro è anche un diario intimo nel quale traluce l’uomo privato che prende quattro pillole al giorno, ha avuto solo una macchina, una Opel Corsa 1200 rosa, detesta il lusso e rivela una fede religiosa nella quale sembra annunciata una predestinazione. All’età di un anno viene sbalzato da una carrozzina fuori controllo in discesa e rimane indenne. Una notte che si sente male e la moglie chiama il medico, nel sonno si alza, scende nello studio, prende dalla scrivania il rosario e torna sonnambulo al piano superiore rimettendosi a letto. Cateno De Luca è la contraddizione elevata a dignità morale: porta sempre in tasca una coroncina del rosario e per simbolo di partito ha scelto il segno della V puntata in avanti come un forcone, chiara indicazione siciliana di minaccia per dire “ti cavo gli occhi”.