La Madre Terra, convegno a Sciacca su biodiversità, clima e innovazione
Qualità dell’olio extravergine di oliva, tra biodiversità, innovazione, tecnologia e cambiamento climatico. Sono i temi al centro del convegno svolto nei locali dell’ex Convento San Francesco, a Sciacca, su iniziativa della Cooperativa La Madre Terra che, proprio quest’anno, celebra 80 anni di attività.
“Oggi siamo chiamati ad affrontare la sfida della biodiversità e del cambiamento climatico – dichiara il presidente della cooperativa, Roberto Butera – temi che richiedono una risposta collettiva e innovativa. Per questo, nel nostro ruolo di filtro e rete di congiunzione tra mondo della ricerca, istituzioni e produzione, abbiamo il compito di trasferire ai produttori, olivicoli in questo caso, quelli che possono essere i rimedi rispetto a delle problematiche attuali, quali il cambiamento climatico, l’innalzamento della temperatura, la carenza delle risorse idriche, che sempre di più affliggono il comparto agricolo. E per fare ciò ci avvaliamo del sostegno del mondo universitario”.
Il convegno, quale momento di riflessione e di approfondimento sul tema dell’olivicoltura, ha visto l’intervento di illustri relatori, quali, il docente universitario Maurizio Servili, del Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali dell’Università di Perugia; il professor Tiziano Caruso, del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università degli Studi di Palermo e il docente Giuseppe Di Miceli, del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università degli Studi di Palermo. Interventi anche da parte del presidente di Italia Olivicola, Gennaro Sicolo; del presidente nazionale Legacoop Agroalimentare e Pesca, Cristian Maretti; di Calogero Barbera dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della provincia di Agrigento e di Gianfranco Bonacasa del Collegio dei Periti Agrari di Agrigento.
I cambiamenti climatici sono ormai un dato reale e probabilmente ci stiamo accorgendo troppo tardi degli effetti nefasti che questi hanno sul mondo della produzione. E’ il momento di correre ai ripari. Cosa si può fare?
“Il nostro unico riferimento, oggi, è il mondo della ricerca da parte delle Università – dichiara Butera -. I cambiamenti climatici saranno la sfida del futuro e parlare di biodiversità significa, diversità di specie, resilienza, significa riuscire a produrre anche in condizioni avverse e questo si fa non aspettando che la natura faccia il suo corso, selezionando naturalmente specie restistenti che si adattino all’ambiente, poiché ci vorrebbero migliaia di anni, ma ricorrere alla ricerca scientifica per testare delle cultivar che si possano adattare allo stress idrico, termino, e riuscire a fare qualità anche in condizioni difficili”.
In termini di biodiversità l’Italia vanta un patrimonio incredibile, fatto di circa 540 cultivar olivicole, provenienti da centinaia e centinaia di anni di coltivazione, che nel tempo si sono adattate ai vari ambienti. Solo in Sicilia si contano 27 IGP olivicole che oggi tutto il mondo ci invidia.
La domanda è, come si fa a fare olivicoltura sostenibile in un ambiente caldo arido come quello siciliano?
“Si può fare – dichiara Tiziano Caruso del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università degli Studi di Palermo – con nuovi impianti, attraverso la scelta delle varietà che resistono negli ambienti ad elevate temperaure. Si può fare adottando dei sistemi di coltivazione non superintensivi, ma intensivi, disponendo, ad esempio, le piante a vaso globoso, a 5 metri l’una dall’altra; e si può fare attraverso delle tecniche colturali che prevedono, durante l’inverno, la presenza delle erbe naturali, mentre nel periodo esito delle lavorazioni molto superficiali del terreno. Tecniche a cui si aggiungono altri strumenti, come le potature estive che consentono di eliminare quei rami che richiedono molta acqua”.
Il Convegno, voluto in occasione degli 80 anni della cooperativa La Madre Terra, fondata il 5 novembre 1944, con l’attuazione della Legge Gullo-Segni che destinò alle cooperative i terreni incolti appartenenti ai latifondisti, è stata anche l’occasione per ripercorre la storia della cooperazione in agricoltura.
“La prima cooperativa in Sicilia nasce nel 1901 e in poco tempo si arriva a tre – afferma Giuseppe Di Miceli, del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università degli Studi di Palermo – ma dobbiamo aspettare il 1956 per arrivare a 183 cooperative, con un ulteriore step intorno al 1990, quando di cooperative in Sicilia se ne contano 1300. Un’evoluzione lenta, ma costante che si accompagna alla crescita dell’istruzione a carico dei contadini”.
Oggi la Cooperativa Madre Terra vanta circa 300 soci e una superficie di 1.200 ettari coltivata a ulivi nel territorio di Sciacca, zona delimitata dalla DOP Val di Mazara, riservata agli oli extravergine d’oliva, ottenuti con rigidi disciplinari produttivi. Un territorio, quello del comprensorio saccense, caratterizzato da pianori e basse colline e viene da secoli coltivato a ulivi, con varietà autoctone, quali Cerasuola, Biancolilla e Nocellara.
“Questo convegno – dichiara il presidente de La Madre Terra – lo abbiamo voluto anche per festeggiare gli 80 anni della nostra cooperativa, nata dal sacrificio del sindacalista ucciso da “cosa nostra”, Accursio Miraglia, e dal sudore e dalla fatica dei contadini che si sono riscattati grazie a terreni trasformati in oliveti fertili e produttivi, tolti ai latifondi per trasformarsi in bene comune”.
“Celebrando gli 80 anni della cooperativa La Madre Terra, rendiamo omaggio a una storia di impegno, coraggio e riscatto – commenta l’onorevole Michele Catanzaro, capogruppo PD all’ARS. Questa cooperativa non è solo un simbolo di lotta per la terra, ma anche un faro di speranza per l’agricoltura sostenibile in Sicilia. In un momento in cui il nostro ambiente è messo a dura prova, è fondamentale che le comunità agricole come quella di Sciacca continuino a svolgere un ruolo cruciale nella salvaguardia delle risorse naturali. E i soci della cooperativa La Madre Terra, con la loro dedizione e la loro visione, rappresentano un esempio da seguire. Sostenere questo percorso di sostenibilità, significa fare in modo che i sacrifici del passato possano tradursi in un domani migliore per le nostre terre e le future generazioni.”