Inchiesta all’Ars, Galvagno si difende: “Mai mi farei corrompere per un abito”
“Mi butterei piuttosto in un cassonetto di Paternò se dovessi farmi corrompere per un abito”. Con queste parole il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, ha replicato alle accuse mosse dalla Procura di Palermo nell’inchiesta all’Ars che lo vede indagato per corruzione e peculato.
Secondo gli inquirenti, tra le utilità ricevute da Galvagno ci sarebbe anche un capo di abbigliamento pagato dall’imprenditore Alessandro Alessi, amico del presidente dell’Ars e organizzatore di eventi, pure lui indagato. L’ipotesi dell’accusa è che il rapporto con Alessi abbia favorito l’accesso a progetti finanziati con fondi pubblici.
Galvagno respinge le contestazioni: “Mi ha fatto piacere che, dopo un’interlocuzione con i pm, senza neppure avere avuto modo di studiare le accuse, siano state escluse le ipotesi di utilità personali. Non esiste che io possa svendermi per un vestito, per una palestra o per qualunque altra cosa. Sono fiducioso che la verità emergerà”.
L’ombra della droga e la portavoce
Nell’indagine è emerso anche il sequestro di una piccola quantità di hashish trovata a gennaio nell’appartamento palermitano condiviso con la sua ex portavoce Sabrina De Capitani. La sostanza era custodita in un trolley della donna, segnalata alla Prefettura. “Capisco che scrivere Galvagno faccia comodo per i click – ha detto – ma non era casa mia, io pagavo solo una stanza. Sono molto lontano dal mondo della droga, faccio test antidroga ogni anno e sono pronto a farli ogni mese”.
Dalle carte risulta che la De Capitani ricevesse visite di un organizzatore di eventi, Davide Sottile, che secondo i pm si sarebbe attivato per procacciare stupefacenti. Circostanza che, sottolinea Galvagno, “non mi riguarda e non mi ha mai visto coinvolto”.
Attesa per le decisioni della Procura
Galvagno, che ha già ricevuto l’avviso di conclusione indagini, ha spiegato che a breve depositerà le memorie difensive. Toccherà al procuratore Maurizio De Lucia e ai sostituti Andrea Fusco e Felice De Benedittis valutare se chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione.
“È probabile che si vada al processo – ha concluso – ma lì finalmente ci sarà un giudice terzo e sarà possibile fare chiarezza”.