Giuseppe Mustile: “Distanziometro? Mi preoccupa di più il gioco online”
di LUCA BONINA – La decisione dell’Ars di eliminare il distanziometro tra le rivendite di monopoli e dai luoghi sensibili è una questione che pone sui due piatti della bilancia gli interessi economici e la salute dei cittadini. Da un lato figurano le entrate dello Stato e gli interessi dei tabaccai tesi alla ricerca di fonti di reddito alternative, da un altro la salute pubblica e la sensazione che lo Stato stia via via minimizzando le problematiche legate alla ludopatia sempre più dilagante dal punto di vista sanitario, economico e sociale. Quello che adesso ci si domanda è se lo sdoganamento di slot machine e VLT possa aggravare una situazione già al limite. Secondo Giuseppe Mustile, direttore Uoc Coordinamento Sert dell’Asp di Ragusa, l’abolizione delle distanze di sicurezza dai luoghi sensibili non sarebbe il vero problema: “Nel 2023 il 78 per cento del fatturato dei giochi si è avuto online – dice a L’Identità. – Quindi di quali distanze stiamo parlando se la maggior parte dei giocatori seriali ormai è tutta riversata sul fronte virtuale?”.
Perciò escludere le rivendite di generi di monopolio dall’obbligo di distanza minima dai luoghi sensibili non peggiorerà le cose?
Credo che il distanziometro non sia più una misura attuata, considerata la tendenza a giocare con telefonini o pc. L’online inoltre elimina ogni barriera fisica tra chi gioca e chi mette a disposizione gli strumenti per farlo. La persona fisica non esiste più a guadagno di una maggiore riservatezza da parte di chi scommette. Stiamo parlando di numeri stratosferici. Il 2023 si è chiuso con 142 miliardi di euro di giocato e, tra questi, 80 miliardi provengono dal gioco online, senza considerare le scommesse illegali con un giro d’affari del 7 per cento del Pil nazionale.
La ludopatia resta quindi una problematica volontariamente trascurata dallo Stato?
Lo Stato è perfettamente a conoscenza che in Italia giocano 24 milioni di persone e naturalmente non tutti i soldi vanno all’erario perché c’è la parte delle vincite e quella trattenuta dai gestori. I numeri reali però potrebbero essere anche superiori perché chi gioca compulsivamente preferisce farlo nel totale anonimato. Il problema è che il giocatore ha costante voglia di abbandonarsi all’azzardo, un desiderio fisso nella testa della persona che spesso è consapevole della propria problematica e fa in modo di nascondersi, appunto, grazie all’online. Anche per questo sempre più ditte si stanno organizzando per le giocate esclusivamente online con idee e tecnologie sempre più moderne ed ammalianti. Lo Stato su questo ancora non fa nulla per aumentare i controlli ed impedire la registrazione ai tanti minorenni che riescono ad accedere alle piattaforme online magari rubando un documento di riconoscimento ai familiari.
Secondo lei il gioco online è più sicuro di quello tradizionale?
Le sale Bingo e le sale gioco, come potrà notare, sono ormai in fallimento mentre aumentano i siti web e le app per smartphone dedicate al gioco online. Quello che mi preoccupa è che mentre un commerciante, un tabaccaio o un titolare di un centro di scommesse può sempre mettersi una mano sulla coscienza e scambiare qualche parola con il giocatore che, giorno dopo giorno, continua a perdere una fortuna, questo non accade invece nel gioco online dove tutto è più freddo e nessuno ha un volto.
Chi sono i soggetti più a rischio?
Sono quelli più vulnerabili. In totale un milione e ottocentomila giocatori patologici che nel momento in cui iniziano a giocare attivano un network neuronale che li costringe a ripetere i gesti anche all’infinito, come un vero e proprio disturbo di tipo ossessivo. Perdono il controllo ed entrano in una crisi impulsiva e compulsiva.
Siamo tutti a rischio?
No, questo non accade neanche con le sostanze stupefacenti. Esistono i giocatori traumatici che sono quelli legati ad una vulnerabilità trasmessa magari da un parente che giocava d’azzardo. Il figlio di un giocatore è otto volte più a rischio di una persona che non ha mai contatti con giocatori. Certo è che chi ha più soldi è più motivato a scommettere e penso ai tanti anziani che spesso si giocano la pensione con i gratta e vinci. Il gioco online invece è sempre più appetibile ai tanti giovani invogliati dal poker online o scommesse sui combattimenti clandestini tra cani.
Se ne esce?
Non se ne esce. Una dipendenza è per sempre. Magari si può lavorare sul comportamento compulsivo. Un giocatore d’azzardo grave resterà sempre quello che è. Magari non giocherà più, si potrà pensare che è guarito ma non è vero. È una persona che ha “freezato” il suo comportamento, ma una ricaduta resta sempre dietro l’angolo.