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Attualità

Formazione professionale cancellata la norma per la regolamentazione

di massimilianoadelfio -





di GIUSEPPE MESSINA
Continuano ad essere agitate le acque nel settore della formazione professionale. Il dado è tratto: è stata approvata la norma che cancella la regolamentazione del settore. C’è tanta confusione sull’applicazione del secondo comma dell’articolo 70 della legge regionale n.3, a tal punto da gettare nello scompiglio gli uffici dell’Assessorato regionale. Ci sono voluti oltre 40 giorni dall’approvazione della norma, per convincere il Dipartimento regionale della formazione professionale a pubblicare, il 14 marzo 2024, un comunicato nel quale si dispone l’invio entro trenta giorni, da parte degli enti, di una autocertificazione “attestante la presenza delle figure indispensabili all’erogazione delle attività didattiche della sede formativa”, come da contratto collettivo di lavoro del settore. In tale comunicato, però, non si dice nulla rispetto all’altro lato della medaglia, quella che concerne l’avvio dei controlli sull’applicazione della legge e, quindi, della effettiva assunzione di un direttore di sede, di un tutor, di un operatore di segreteria e di un operatore ausiliario, la cui mancanza dovrebbe causare la sospensione “sine die” dell’accreditamento per gli enti inadempienti. Con l’abrogazione della lettera b, comma 1, dell’articolo 70 della Legge n.3/2024, avvenuto nel pomeriggio del 20 marzo 2024, decadono in automatico tutte le procedure poste in essere dal comunicato emanato dall’Assessorato. Le associazioni datoriali di settore e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative avevano già condiviso con l’Assessore regionale alle Formazione professionale, Mimmo Turano, durante l’ultima riunione del Comitato per le Politiche Regionali della Formazione Professionale, in data 6 marzo 2024, una proposta unitaria per la revisione dell’art.70 della legge regionale n. 3 del 31 gennaio 2024; una norma tanto chiacchierata e contestata dagli enti cosiddetti “grossi”. Il Parlamento, a seguito dell’abrogazione della suddetta norma, ha legiferato in maniera differente da quanto auspicato dagli attori in campo. L’articolo 70 è stato approvato con un blitz notturno lo scorso 8 gennaio, escludendo sia il partenariato di settore che la Commissione di merito al Parlamento siciliano, deputata al confronto democratico tra tutti gli attori portatori di interessi generali nel settore della formazione professionale. Ancora una volta si è perpetrata una forzatura, in barba alla democrazia e alle corrette relazioni istituzionali con le parti sociali. Facciamo chiarezza: il primo comma dell’articolo 70 della legge n.3/2024 ha eliminato il limite massimo di budget erogabile per ciascun ente formativo. L’effetto potrebbe essere quello della scomparsa degli enti di piccole e medie dimensioni che garantiscono una capillare erogazione dell’offerta formativa su tutto il territorio siciliano. Peraltro, l’aver reintrodotto il sistema oligopolistico nel settore significa rafforzare la posizione di predominio con pochi enti di grosse dimensioni, che già beneficiano, da alcuni anni, di oltre il 70% del finanziamento pubblico messo a bando dalla Regione siciliana. A tal proposito, però, va detto che arriva in soccorso l’articolo 11 comma 7 della legge 23/2019, tuttora in vigore, che assegna all’Assessore regionale la discrezionalità circa l’inserimento del tetto al finanziamento per ciascun ente. Quindi questo è un falso problema? Per quanto concerne il secondo comma dell’articolo 70, la riflessione ci porta ad evidenziare che la previsione normativa di assumere quattro figure qualificate e strutturate andrebbe circoscritta al comparto dell’Istruzione e Formazione professionale che presenta una continuità dell’offerta formativa e dei finanziamenti alle Scuole dei Mestieri, rispetto alla formazione destinata agli adulti disoccupati, la cui offerta regionale è intermittente e non permette il mantenimento di sedi permanenti, ma soltanto occasionali, strettamente collegate, cioè, alla durata del percorso formativo. In quest’ultimo caso, mantenere i lavoratori a tempo indeterminato in assenza di commesse regionali non è nemmeno lontanamente pensabile. È inaccettabile che un settore strategico come quello dell’Istruzione e della formazione professionale, destinato a formare migliaia di giovani siciliani e che impiega migliaia di lavoratori, possa essere condizionato dalla scelta di pochi soggetti. Il Parlamento ha perso l’ennesima occasione per rilanciare il settore IeFp con una norma che avrebbe fatto chiarezza obbligando gli enti formativi ad assumere quattro figure qualificate. La Sicilia è ai margini dell’economia nazionale perché conta un numero elevatissimo di poveri e non può permettersi ulteriori ritardi nella costruzione di una platea di lavoratori qualificati in risposta ai tanti nuovi mestieri ed alle nuove opportunità occupazionali. Un settore nevralgico per il futuro produttivo dell’Isola che deve poter offrire serenità e sicurezza occupazionale alle migliaia di lavoratori.