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Cronaca

Droga, piscina abusiva e tartarughe protette: tutte in una casa a Giarre

di Alessandro Fragalà -





Un’intensa attività di contrasto allo spaccio di droga da parte dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Giarre, coadiuvati dallo squadrone eliportato Carabinieri “Cacciatori di Sicilia”, ha portato all’arresto di un 23enne di Macchia di Giarre, già sottoposto agli arresti domiciliari per reati legati allo stupefacente. Grazie a una serie di accurate indagini, i Carabinieri sono intervenuti nell’abitazione del giovane, casa indipendente al piano terra a Macchia di Giarre, dove viveva con i genitori. Erano certi che il ragazzo fosse in procinto di ricevere un grosso quantitativo di droga. Le ipotesi investigative si sono rivelate esatte: durante la perquisizione, i Carabinieri hanno scovato ben 7 chilogrammi di droga, da cui si sarebbero potute ricavare oltre 20.000 dosi per un valore di circa 45.000 euro al dettaglio. La droga era nascosta in diversi punti della casa: 3 kg di marijuana all’interno di una scatola in un mobile della cucina, quasi 4 kg di hashish nell’armadio della camera da letto del ragazzo. Insieme agli stupefacenti, i Carabinieri hanno trovato e sequestrato una bilancia elettronica e materiale per il taglio e il confezionamento delle dosi. Nel corso delle operazioni, è stato scoperto che il pusher e la sua famiglia avevano realizzato un abuso edilizio di notevoli entità. Sfruttando una norma comunale che concedeva il diritto di utilizzo di aree verdi pubbliche, avevano abusivamente occupato un’area pubblica di fronte alla loro abitazione, recintandola e realizzandovi addirittura una piscina interrata. Inoltre, nell’area abusivamente occupata, era stato realizzato anche un terrario dove i Carabinieri hanno rinvenuto 11 esemplari di tartaruga della specie “Testudo Hermanni”, protetta dalla Convenzione di Washington (CITES). Le tartarughe sono state sequestrate e affidate alla Ripartizione Faunistico Venatoria di Catania. Il giovane pusher, già recidivo, è stato arrestato e, dopo la convalida, sottoposto nuovamente agli arresti domiciliari, questa volta con l’aggravante del braccialetto elettronico.