Leggi:

Cronaca

Altavilla, dietro la strage una setta: “Almeno 10 adepti”

di Redazione -





di ELEONORA CIAFFOLONI
Continuano le indagini sulla strage di Altavilla Milicia e continuano ad emergere lugubri dettagli su cosa si nascondeva dietro le azioni di Giovanni Barreca, della figlia 17enne e della coppia di coniugi formata da Massimo Carandente e Sabrina Fina. Secondo gli inquirenti dietro il massacro e le violenze avvenute nella villetta vi sarebbe non solo un movente religioso e un rito di “purificazione” ma anche una setta religiosa “di almeno dieci adepti”.
Secondo quanto ricostruito, queste persone – che probabilmente non si trovavano all’interno della villetta al momento delle violenze – sapevano perfettamente cosa succedesse nella casa dei Barreca teatro dei riti di esorcismo, attraverso una rete di contatti nati da un gruppo di preghiera in una chiesa di Palermo.
Il Giudice per le indagini preliminari di Termini Imerese parla di “una connotazione criminale più ampia” e di “fratelli di fede a conoscenza della situazione del nucleo familiare preso di mira”. Nei telefoni e personal computer di Barreca, del mental coach Massimo Carandente e della sua compagna, Sabrina Fina, infatti, gli inquirenti hanno individuato i nomi di una decina di adepti. Al vaglio anche gli ultimi messaggi della primogenita dei Barreca, anche lei in arresto per aver partecipato alle violenze e agli omicidi di Antonella Salomone, Emanuel e Kevin Barreca. Proprio dai contatti dei quattro che ora si trovano in carcere, gli inquirenti sarebbero risaliti a dieci fanatici religiosi che sarebbero coinvolti nella vicenda.
Questi, nella chiesa frequentata a Palermo vengono chiamati dagli altri fedeli “canne dimenate dal vento”, gente che segue i culti per un po’, non lega con nessuno e poi si dilegua. Il gip li definisce “gruppo religioso”, “fratelli di fede” che sapevano perfettamente cosa succedesse nella villetta di Altavilla e quindi anche dei riti di esorcismo. Di certo, per ora, vi è solo l’appartenenza alla setta: resta da capire se tutti questi adepti si limitassero alla preghiera per la famiglia Barreca o se partecipassero in maniera indiretta alle violenze e le torture avvenute nella casa che sono poi sfociate negli omicidi. Finora nessun membro del gruppo dei “fratelli di fede” è stato ancora sentito dagli inquirenti, che sono in attesa di analizzare tutto il materiale presente nei telefonini e nei pc degli indagati. Le uniche dichiarazioni che, prima di ora, avevano fatto pensare a un gruppo più ampio e a una setta religiosa erano state quelle della figlia 17enne di Barreca, che ha partecipato alle violenze con il padre in quanto, rispetto alla moglie e ai figli di 5 e 16 anni non presentava la “necessità di essere purificata”.
La ragazza, dopo aver confessato di aver preso parte alle sevizie nei confronti dei familiari aveva parlato agli inquirenti di altri “fratelli di fede”. “Massimo e Sabrina ci avevano detto che domenica saremmo dovuti andare nella loro chiesa per testimoniare. Credo che la chiesa sia a Termini Imerese”, ha detto agli investigatori durante il drammatico racconto del massacro. Parlando con la ragazza e ricostruendo il suo ruolo nei delitti, gli agenti avrebbero accertato anche un altro inquietante dettaglio. La 17enne nei giorni di torture e violenze avrebbe ripetutamente mandato messaggi agli amici del fratello fingendosi lui. E non solo, lei aveva tenuto contatti con i ragazzini che Kevin frequentava abitualmente e anche i compagini scuola, ostentando una normalità che era ben lontana dalla realtà. Quindi non solo avrebbe partecipato alle violenza, ma avrebbe anche cercato di allontanare i sospetti su quel che accadeva nella casa.
Ora in carcere, a Palermo, si trovano in quattro: la ragazza, l’unica che per ora ha fornito dettagli sulla vicenda e che ha confessato il suo coinvolgimento; Giovanni Barreca, il padre di famiglia che ancora sembrerebbe in preda a un delirio mistico, motivo per cui il suo legale non sarebbe riusciuto a parlarci e per questo, starebbe pensando di fare richiesta per una perizia psichiatrica; e Massimo Canrandente e Sabrina Fina, la coppia coinvolta palermitana che, però, nelle dichiarazioni al nuovo avvocato difensore (dopo la rinuncia all’incarico dei primi legali) avrebbe negato l’accusa: “Non siamo stati noi”, anche se vi sono le conferme di rapporti con i Barreca e anche delle frequentazioni nella villetta di Altavilla.