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Salute

Ad Agrigento il primo prelievo multiorgano “a cuore fermo”

di massimilianoadelfio -





di FRANCESCA GALLO
Per la prima volta all’Ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento viene eseguito un prelievo multiorgano “a cuore fermo”. Un espianto di organi che ha permesso di prelevare fegato, reni e cornee da un paziente deceduto per arresto cardiaco e che rappresenta la speranza di guarigione e di vita per alcuni dei tanti pazienti in attesa di trapianto. La cosiddetta DCD (Donation After Cardiac Death) ha visto il coinvolgimento di chirurghi e sanitari appartenenti ai diversi reparti ospedalieri e di una equipe proveniente dall’ISMETT di Palermo. Un intervento che ha richiesto la collaborazione multidisciplinare dei sanitari delle Unità Operative Complesse di neurologia, radiologia, patologia clinica, cardiologia, emodinamica, oculistica e urologia che hanno reso possibile, con il loro tempestivo impegno, una nuova donazione. “Il mio più sentito ringraziamento – afferma il direttore dell’Unità Operativa Complessa di Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva del “San Giovanni di Dio”, Gerlando Fiorica – va alla famiglia che ha dimostrato grande generosità, pur se in un momento così tragico”.
Un grande gesto di altruismo e di amore per il prossimo quello dei familiari del 58enne, deceduto dopo tre giorni di degenza nel reparto di neurochirurgia dell’Ospedale di Caltanissetta, conseguentemente ad un malore improvviso. Condizioni irreversibili che hanno portato la famiglia ad autorizzare l’espianto degli organi e dare, così, nuove speranze ad altri pazienti in attesa di trapianto Fondamentale l’operato della coordinatrice locale per il ‘procurement organi e tessuti’, Rosa Provenzano, il contributo della terapia intensiva e trasfusionale ed il supporto della psicologa Emanuela Solombrino, del Centro Regionale Trapianti Sicilia, che opera presso il reparto del San Giovanni di Dio a supporto delle famiglie dei degenti. Il prelievo DCD si affianca alle donazioni per morte encefalica, a differenza di quest’ultima casistica, però, comporta una serie di adempimenti e manovre da attuare rapidamente per garantire la funzionalità degli organi. Fra questi la necessità di assicurare artificialmente l’irrorazione di sangue nei tessuti (perfusione) e l’ossigenazione prima e dopo il prelievo. “Una procedura perfettamente riuscita che porta a risultato di grande rilievo – dichiara Fiorica – implementando le possibilità di prelievo multiorgano nella nostra struttura ospedaliera e contribuendo a diffondere la cultura della donazione”. E si parlerà di donazione, prelievo e trapianto degli organi, il 21 e 22 aprile prossimi, nel corso di una conferenza-dibattito in programma presso la sala convegni del presidio ospedaliero Agrigentino. Una due giorni attraverso cui, l’Azienda Sanitaria Provinciale, per il tramite dell’Unità operativa di formazione e politiche del personale, si propone di fornire nuovi strumenti conoscitivi agli operatori sanitari coinvolti nel processo di individuazione ed accertamento del paziente in morte celebrale. Un corso formativo destinato a medici, infermieri, biologi, e tecnici di laboratorio, radiologia e neurologia che avrà il compito di istruire il personale sulle procedure di mantenimento del neuroleso grave e sulle tecniche di prelievo ma anche di incrementare l’attenzione sugli aspetti legati all’umanizzazione dell’iter con specifico riguardo all’accoglienza ed alle relazioni da porre in essere con i familiari del potenziale donatore. Grazie alla donazione oggi è possibile offrire nuove speranze a molte persone che, se non riceveranno un nuovo organo avranno un’aspettativa di vita molto bassa. “L’auspicio – conclude il direttore dell’U.O.C. di Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva del “San Giovanni di Dio”, Gerlando Fiorica – è che questo evento costituisca un esempio e possa agevolare uno slancio verso la consapevole cultura della donazione”. Un tema delicato quello della cultura della donazione degli organi, strettamente legato ad una scelta difficile, da prendere in un momento di sofferenza profonda, quando pensare agli altri, a chi è malato, diventa un atto di grande civiltà e di rispetto per la vita.