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Cronaca

Vittoria, tentato omicidio collaboratore di giustizia: convalidati i tre fermi

di Alessandro Fragalà -





Fatta luce, adesso ufficialmente, sul tentato omicidio dell’ex collaboratore di giustizia Roberto Di Martino. Il gip del Tribunale di Ragusa ha convalidato i fermi di indiziato di delitto e confermato la custodia cautelare in carcere per tre uomini accusati di associazione mafiosa e tentato omicidio.

Gli arrestati sono Biagio Cannizzo di 51 anni, Raffaele Giunta di 62 anni e Alessandro Pardo di 48 anni.

Le accuse sono di tentato omicidio e appartenenza ad un’associazione mafiosa (in riferimento all’articolo 416 bis) e in particolare al clan della ‘stidda’ vittoriese: l’agguato al collaboratore di giustizia Di Martino, 62 anni, è avvenuto lo scorso 25 aprile nella zona del cimitero di Vittoria.

 L’uomo era appena uscito da casa quando è stato raggiunto da due proiettili, al collo e ad un occhio. È riuscito a fuggire e a chiamare i soccorsi, venendo poi trasferito in codice rosso all’ospedale Guzzardi di Vittoria.

Le indagini, condotte dalla Polizia di Stato (Squadra mobile, Scientifica e commissariato di Vittoria), hanno permesso di raccogliere prove che indicano la presenza di un “elenco di persone che hanno collaborato con la giustizia” che l’associazione mafiosa avrebbe intenzione di eliminare. Il movente ipotizzato dagli inquirenti è la vendetta e il consolidamento del controllo del territorio su Vittoria e provincia.

Le indagini hanno inoltre portato alla luce la disponibilità di un ingente quantitativo di armi, “anche da guerra”, che gli indagati avrebbero potuto utilizzare per portare a termine i loro piani criminali, tra cui l’acquisizione del controllo di attività economiche cittadine attraverso estorsioni. 

Al momento della cattura, Cannizzo è stato trovato in possesso di un revolver 357 magnum con matricola abrasa e carica. L’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania, dipinge un quadro preoccupante della situazione a Vittoria, dove la ‘stidda’ sembra voler riprendere il controllo del territorio con metodi violenti e intimidatori.