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Catania

Blitz dei Carabinieri a Catania: sette misure cautelari per rapine, armi e lesioni

di Vincenzo Migliore -





Una banda organizzata, capace di colpire con violenza e ingegno, seminando paura nelle ville della provincia di Catania. Le indagini dei Carabinieri del Comando provinciale hanno portato a sette arresti, ricostruendo una sequenza di rapine pianificate nei minimi dettagli.

Le minacce

Gli episodi contestati hanno contorni inquietanti: in un caso, gli indagati avrebbero minacciato di sequestrare una bambina di appena sedici mesi se non fosse stata aperta la cassaforte contenente 100 mila euro. In un altro, avrebbero ventilato l’ipotesi di tagliare un dito a un familiare per ottenere la consegna del denaro.

Il ruolo del “basista” e dello “sciamano”

Secondo gli inquirenti, tra i protagonisti figura un amico di una delle famiglie colpite che avrebbe fatto da basista. Ma il personaggio più singolare è Khalipha Casse, sciamano senegalese residente a San Cristoforo, indicato come la mente del gruppo e al quale è stato intitolato il nome dell’operazione. A capo dell’organizzazione, però, c’era il 45enne Alberto Gianmarco Angelo Caruso.

Le intercettazioni restituiscono anche il cinismo degli indagati: “Quando ci prenderanno – ironizzavano – chiameranno l’operazione Khalipha”.

Armi, travestimenti e documenti falsi

Non c’era improvvisazione. Il gruppo disponeva di armi, tre pistole con matricola abrasa – una anche con silenziatore – ed era in grado di organizzare blitz vestendosi da finanzieri o da carabinieri. Nel corso delle indagini è stato trovato perfino un falso decreto di perquisizione, strumento con cui ingannare le vittime.

Almeno sette le rapine consumate, altre erano già in programma.

Le accuse e gli arrestati

Il provvedimento cautelare ha raggiunto:

  • Domenico Aleo
  • Alberto Gianmarco Angelo Caruso
  • Khalipha Casse
  • Valentina Maugeri
  • Alessandro Sapiente
  • Gianfranco Sapiente Agli arresti domiciliari è finito Andrea Caggegi.

Le parole della Procura

Il Procuratore capo Francesco Curcio ha definito la banda “un gruppo ingegnoso, ma pericoloso, che aveva ben chiari gli obiettivi da colpire”. Concetto ribadito anche dal comandante provinciale dei Carabinieri, Salvatore Altavilla: “Il rinvenimento delle armi con matricola abrasa e di un silenziatore dimostra la natura criminale dell’organizzazione”.