Sicilia, il treno dei sogni (che non parte mai)
Ancora una volta, la Sicilia si ritrova con il cuore spezzato. L’ultimo taglio di oltre 11 miliardi di euro dal PNRR colpisce duramente il Sud, e la nostra Isola ne esce con le ossa rotte.
Tra i progetti sacrificati, la seconda fase del collegamento ferroviario Palermo–Catania, un’opera fondamentale per unire la nostra terra e dare fiato alla nostra economia. Invece, la realtà è questa: fondi tolti, lavori sospesi, sogni rimandati a data da destinarsi.
La deputata Iacono ha parlato di “ennesimo schiaffo”ed è proprio così: è un dolore che conosciamo bene, quello delle promesse non mantenute, degli impegni che si perdono nel tempo mentre noi continuiamo a lottare con infrastrutture vecchie e servizi che arrancano.
Storia di attese e promesse tradite
Chi governa oggi parla di scelte “tecniche”, di priorità da rispettare. Ma per noi siciliani queste parole suonano vuote, quasi come un’altra scusa.
La verità è che troppo spesso siamo messi in coda, costretti a pazientare mentre altrove si corre. La nostra Isola ha visto troppe volte progetti bloccati o dimenticati: la ferrovia mai completata, le strade rimaste a metà, e quel Ponte sullo Stretto che sembra ormai una barzelletta.
E mentre aspettiamo, la vita continua: tanti nostri giovani partono per cercare altrove quello che qui manca, le aziende faticano a resistere e i servizi essenziali restano un miraggio.
Rabbia, orgoglio e speranza in Sicilia
Noi siciliani sappiamo bene cosa vuol dire aspettare. È un’attesa fatta di rabbia, ma anche di un orgoglio tenace. Non ci arrendiamo, non molliamo, perché la nostra meravigliosa terra merita rispetto e opportunità come tutte le altre. Sappiamo resistere, anche quando tutto sembra contro di noi.
Il treno per il futuro non è ancora partito, ma noi siamo qui, fermi sui nostri binari, pronti a salire appena qualcuno deciderà di far partire la corsa.
“Sapemu ca impossìbbili è sulu na parola ca si po’ cummattiri, picchì nun ci scantamu e nenti”.