Strage di Casteldaccia: quattro nuovi indagati, tutti dipendenti Amap
Quattro nuovi indagati per la tragedia di Casteldaccia, l’incidente sul lavoro del 6 maggio 2023 costato la vita a cinque operai. La Procura di Termini Imerese ha esteso le indagini a quattro funzionari dell’Amap, società partecipata del Comune di Palermo che gestisce il servizio idrico.
I nuovi indagati sono: Wanda Ilarda, responsabile dell’ufficio appalti, Salvatore Rappa, responsabile del procedimento, Geri Costa, capo del servizio protezione e prevenzione, e Sergio Agati, responsabile dell’impianto di sollevamento di Casteldaccia. Tutti avrebbero avuto, secondo l’accusa, ruoli di responsabilità e vigilanza nell’ambito dell’appalto in cui si verificò la tragedia.
Per loro, la Procura ipotizza reati che spaziano — a seconda delle posizioni — dall’omesso controllo alla violazione delle normative sugli appalti pubblici. Le contestazioni definitive verranno formalizzate nelle prossime settimane, quando i sostituti procuratori Elvira Cuti e Giacomo Barbara firmeranno l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.
Già indagati, nelle prime fasi dell’inchiesta, erano Gaetano Rotolo, ex dirigente Amap responsabile dei lavori, Giovanni Anselmo, amministratore unico della ditta Tek di San Cipirello (titolare dell’appalto), e Nicolò Di Salvo, co-titolare della ditta Quadrifoglio di Partinico, subappaltatrice dei lavori per un importo di circa 100 mila euro. Per loro l’accusa è di omicidio colposo plurimo aggravato dalla violazione delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
A perdere la vita, in quella drammatica giornata, furono Epifanio Alsazia (uno dei titolari della Quadrifoglio), Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri, Ignazio Giordano e Giuseppe La Barbera, quest’ultimo lavoratore interinale dell’Amap. Si salvarono per miracolo quattro colleghi: Giovanni D’Aleo, Paolo Sciortino, Giuseppe Scavuzzo e Domenico Viola.
Secondo quanto ricostruito dai consulenti tecnici della Procura — il chimico industriale Ivo Pavan e l’ingegnere Maurizio Onofrio — la causa della morte dei cinque operai fu l’inalazione di gas tossici sprigionatisi durante il tentativo di recuperare una sonda ad alta pressione rimasta incastrata nella condotta fognaria. Un’operazione che si trasformò in una trappola mortale.
La “strage di Casteldaccia” resta una delle più gravi tragedie sul lavoro degli ultimi anni in Sicilia. Un episodio che continua a sollevare interrogativi sulla sicurezza nei cantieri e sui controlli. Restano da chiarire le responsabilità di chi avrebbe dovuto impedire che i lavoratori scendessero nella vasca senza adeguate tutele.
