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Ragusa, false residenze agli stranieri per il permesso di soggiorno: sei indagati

di Francesca Gallo -





Un’inchiesta condotta dalla Squadra Mobile della Polizia di Ragusa, ha portato alla scoperta di un centro di assistenza per stranieri che, in cambio di ingenti somme di denaro, offriva ai migranti, prevalentemente tunisini, diverse abitazioni nel centro storico della città.
Queste abitazioni venivano utilizzate esclusivamente per ottenere la residenza anagrafica, necessaria per la presentazione delle istanze di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno o per il ricongiungimento familiare. Questo sistema era possibile grazie alla complicità di due operatori comunali.
Erano ben tredici le abitazioni utilizzate temporaneamente per consentire a migranti di ottenere la residenza in cambio di denaro e, come spiegano gli inquirenti, “venivano occupate dagli stranieri solo in occasione dei controlli dei due operatori comunali, i quali a fronte della corresponsione di denaro omettevano di eseguire la verifica”.
Sei persone sono risultate coinvolte in questa attività e sono state raggiunte da un provvedimento cautelare emesso dal gip su richiesta della Procura locale, a seguito di indagini condotte dalla Polizia.
Tre persone sono agli arresti domiciliari, una donna è soggetta all’obbligo di dimora nel comune di Ragusa e per i due dipendenti comunali è stata disposta la sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio. Due dei destinatari delle misure cautelari gestivano un centro di assistenza per stranieri. L’accusa è di favoreggiamento dell’ingresso e della permanenza di extracomunitari sul territorio nazionale.
I due operatori, secondo la procura, una volta pagati evitavano di eseguire le verifiche necessarie, limitandosi a controlli superficiali e comunicando successivamente all’ufficio anagrafe l’esito positivo degli accertamenti.
Questo permetteva la concessione della residenza anagrafica nel Comune di Ragusa.
Secondo la Procura “uno degli arrestati avrebbe svolto un ruolo centrale: teneva i contatti stretti con i due operatori comunali e accompagnava e indirizzava gli stranieri nelle abitazioni, a loro ignote, nelle quali avevano richiesto di fissare la residenza e di farli trattenere per il tempo strettamente necessario al controllo dell’operatore”.