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Attualità

PRIMA PAGINA- La fotografia di Libera sui beni sottratti e (non) riutilizzati

di Alessandro Fragalà -





È il momento di dare un po’ di numeri. Non nel senso di impazzire, ma semplicemente di raccontare il panorama dei beni confiscati in Sicilia. Per farlo partiamo dal dato nazionale. Secondo l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati e sottratti alla criminalità organizzata (al 22 febbraio 2024) sono 22.548 i beni immobili (particelle catastali) destinati ai sensi del Codice antimafia (+14% rispetto al 2023) mentre sono in totale 19.871 gli immobili ancora in gestione e in attesa di essere destinati. Sono invece 3.126 le aziende destinate (+77% rispetto al 2023) mentre sono 1.764 quelle ancora in gestione. In Sicilia sono 7.727 i beni immobili destinati, 8.656 quelli ancora in gestione e in attesa di essere destinati. Entrando nel particolare sono 285 i soggetti diversi in 61 Comuni impegnati nella gestione dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata: il 56% sono associazioni, il 18% Coop sociali e consorzi, il 7% Enti ecclesiastici. Nel dettaglio 121 gestori svolgono attività che sono direttamente legate a servizi di welfare per la comunità 102 si occupano di promozione del sapere, del turismo sostenibile e della cultura. Si tratta della fotografia “scattata” da Libera sul mondo variegato di associazioni, cooperative sociali, e volontariato che va dalla Lombardia alla Sicilia. In sostanza quelli che poi sono i protagonisti della trasformazione dei beni che erano in mano alle mafie a beni comuni. L’obiettivo è di riutilizzare i beni sottratti alla criminalità organizzata per restituirli alla collettività e realizzare un nuovo modello di sviluppo territoriale. In occasione dell’anniversario della legge 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie, l’associazione Libera ha censito le esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati. Dopo 28 anni, il quadro in Sicilia è quello che vi abbiamo documentato con questi numeri, parecchio significativi. Dai dati raccolti in Sicilia attraverso l’azione territoriale di Libera emerge che più della metà delle realtà sociali è costituita da associazioni di diversa tipologia (160), mentre sono 53 sono le Coop sociali e i consorzi di cooperative. Tra gli altri soggetti gestori del terzo settore, ci sono 19 realtà del mondo religioso (diocesi, parrocchie e Caritas), 9 gruppi dello scautismo e infine 21 istituti scolastici di diverso ordine e grado. Nel censimento non sono compresi i beni immobili riutilizzati direttamente per finalità istituzionali dalle amministrazioni statali e locali. Libera ha ricostruito la tipologia di immobili gestiti dai soggetti gestori; infatti in molti casi la singola esperienza di riutilizzo comprende più beni confiscati, anche di tipologia catastale diversa. “Oggi, dopo 28 anni dall’approvazione della legge 109 – commenta Tatiana Giannone, responsabile nazionale beni confiscati di Libera – con 1065 soggetti della società civile organizzata che gestiscono beni confiscati, possiamo scrivere con convinzione che il primo obiettivo è stato raggiunto: i beni confiscati, si sono trasformati in beni comuni, strumenti al servizio delle comunità. Più di 500 associazioni di diversa tipologia, oltre 30 scuole di ogni ordine e grado che usano gli spazi confiscati come strumento didattico e che incidono nel tessuto territoriale e costruiscono economia positiva. Un’economia che tutti noi possiamo toccare con mano e che cambia radicalmente le nostre vite. Poter firmare un contratto di lavoro vero, poter usufruire di servizi di welfare laddove lo Stato sembra non arrivare, poter costruire il proprio futuro nel mondo del lavoro: tutto parla di un Paese che ha reagito alla presenza mafiosa e che con orgoglio si è riappropriato dei suoi spazi”. Dall’altro lato, “raccogliamo segnali preoccupanti del mondo della politica: un attacco costante alle misure di prevenzione, tentativi di privatizzare i beni confiscati e piegarli alla logica dell’economia capitalista, una gestione delle risorse dedicate ad oggi piuttosto confusionaria. Non possiamo accettare che ci siano passi indietro su questo. Le misure di prevenzione si sono dimostrate importanti strumenti nella lotta alle mafie e alla corruzione, perché da subito hanno agito sul controllo economico e sociale con il quale i clan soffocano i territori”.