Palermo, spari contro l’ingresso della chiesa dello Zen: colpito un presidio di comunità
Un boato, poi i colpi. Nella notte tra sabato e domenica, un petardo e diversi spari hanno raggiunto l’ingresso secondario della chiesa dello Zen, in via Fausto Coppi, a Palermo. Nessun ferito, solo per un caso fortunato: all’interno non c’era nessuno. Ma i segni sono rimasti, ben visibili. Bossoli sull’asfalto, proiettili che hanno oltrepassato la soglia, il silenzio rotto dall’arrivo della polizia scientifica per i rilievi.
Il luogo non è uno qualunque. È la parrocchia di San Filippo Neri, nel quartiere Zen, un presidio sociale prima ancora che religioso, da anni impegnato in percorsi educativi e di inclusione. Proprio lì, il primo dicembre scorso, si erano riuniti gli Stati generali dell’infanzia, dell’adolescenza e delle politiche giovanili. Ed è da quella stessa rete che arriva una condanna netta, senza attenuanti: «Uno sfregio inaccettabile alla comunità. Anche se fosse stata una bravata, resta un fatto gravissimo».
Parole che vanno oltre l’episodio e toccano il nervo scoperto della città. «È la conferma di una deriva culturale pericolosa – sottolineano i promotori – che troppo spesso sfocia in violenza e intimidazione». Colpire una chiesa, spiegano, significa colpire un simbolo di pace e di riscatto, uno dei pochi argini quotidiani contro l’abbandono e l’illegalità. Da qui l’appello a un cambio di passo: non solo repressione, ma processi socio-educativi radicati, continui, condivisi. Un lavoro paziente, che troverà spazio nei tavoli territoriali annunciati per gennaio.
