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Cronaca

Omicidio dello Sperone: La mafia torna a sparare in strada

di Redazione -





di ELEONORA CIAFFOLONI

Una scena che non si vedeva da tempi, soprattutto nell’affollato corso dei Mille, a Palermo. Eppure, nel pomeriggio di lunedì, due uomini si sono affrontati in strada, in mezzo ai passanti, a colpi di pistola. Una sparatoria che ha portato alla morte di un uomo, Giancarlo Romano (37 anni) e un ferito, Alessio Caruso (29 anni). Dietro le violenze, il business delle scommesse clandestine e, in particolar modo, la percentuale che spetta alla mafia. Tutto viene raccontato dalle telecamere di videosorveglianza: al civico 1086 di corso dei Mille, davanti all’ingresso di una agenzia di scommesse, scendono da un’auto Camillo e Antonio Mira, padre e figlio. Lì c’è l’obiettivo dei due, Alessio Caruso. Camillo Mira, 55 anni apre il fuoco, ma Caruso lo anticipa. I due escono dall’inquadratura per alcuni secondi, dopodiché si vede Antonio Mira, tornare al volante della Jeep. Caruso, impugnando l’arma, scappa in direzione di piazzale Ignazio Calona inseguito da Camillo Mira che esplode una raffica di colpi. Alle 18:03 un’altra telecamera al civico 508 di corso dei Mille, che si trova nei pressi della tabaccheria di Giancarlo Romano, riprende l’arrivo di Caruso in sella ad uno scooter su cui sale lo stesso Romano. Si allontanano. Alle 18:20 Romano viene assassinato in via XVII Maggio, mentre Caruso resta gravemente ferito. A pochi metri di distanza dai corpi c’è la Jeep dei Mira. In pochi minuti è avvenuto quello che possiamo definire un delitto di mafia. Per questo motivo, l’aggravante mafiosa viene contestata in tutti i reati culminati nell’omicidio di Giancarlo Romano e del ferimento di Alessio Caruso. Il procuratore Maurizio de Lucia e i sostituti Enrico Bologna e Francesca Mazzocco hanno disposto il fermo di tre indagati: Camillo e Antonio Mira, padre e figlio, e lo stesso Caruso. Si sono affrontati quelli che gli uomini della squadra mobile definiscono “due gruppi criminali”. La vittima, Giancarlo Romano, era considerato un “astro nascente del panorama mafioso di Brancaccio” e in passato era stato al fianco del boss Antonino Lo Nigro, quest’ultimo arrestato nel blitz “Tentacoli” di due anni fa. Romano da quel momento avrebbe di fatto preso il posto di Lo Nigro nella gestione delle estorsioni, dello spaccio di droga e delle scommesse clandestine. Ed è proprio in quest’ultimo ambito che è maturato lo scontro che ha portato al delitto.