No alla violenza negli stadi: oggi il ricordo di Filippo Raciti
Oggi, è il 2 febbraio, che per il calcio, quello siciliano in particolare e, ancora di più, per quello catanese e palermitano, non sarà mai una data come le altre: perché sono passati già 17 anni ma sembra sia avvenuto ieri quel maledetto Catania-Palermo che costò la vita a Flippo Raciti, ispettore di polizia, morto davanti al Massimino per gli incidenti nel derby. Quel giorno, ha segnato la storia dl calcio italiano. Qualcosa è cambiato ma non tutto. Anzi troppe sono le cose che da quel giorno sono rimaste uguali e, se possibile, pure peggiorate.
La violenza dentro e fuori gli stadi in occasione delle partite di calcio, non si è sopita. Ed altre vittime ci sono state negli scontri tra tifosi. Ed altre storie sono avvenute. In queste ore e proprio in ricordo e per dare un senso a quel 2 febbraio 2007, arriva una proposta: Istituire una giornata contro la violenza negli stadi in memoria di Filippo Raciti, l’ispettore ucciso durante i disordini scoppiati tra ultras del Catania e del Palermo. È l’appello lanciato dal Sindacato Autonomo di Polizia in occasione dell’anniversario della morte del collega. Proprio per questo, il SAP ha scritto ai presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, al presidente della FIGC, Gabriele Gravina, e ai presidenti Lega serie A e B, Lorenzo Casini e Mauro Balata, per presentare la proposta.
In parallelo, le segreterie provinciali del sindacato hanno rivolto il medesimo appello ai parlamentari di riferimento sul territorio. “Dal 2007 – ha spiegato il segretario generale del SAP, Stefano Paoloni – anno in cui accadde questo tragico e infausto evento, sono stati fatti dei lenti ma lunghi percorsi per apportare un reale cambiamento al tifo negli stadi. Si pensi allo strumento del Daspo, all’istituzione degli steward, alla possibilità dell’arresto in flagranza differita e all’istituzione di un Comitato nazionale dell’ordine e della sicurezza pubblica”. Cose importanti, sicuramente. Ma che non bastano per fare in modo che gli stadi e le aree adiacenti, cambino. Non siano più una zona franca dove tutto è possibile. E quello che possibile non è, in qualche modo lo diventa. Per fare in modo che davvero ci sia un’inversione di rotta come avvenuto in Inghilterra. Non è semplice ma neppure impossibile. Forse una ‘giornata’ può non bastare a risolvere le cose e a rimettere in sesto una storia continuamente complicata. Ma sarebbe un segnale