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La “tratta Vip” dei migranti tra la Tunisia e Marsala

di massimilianoadelfio -





Una tratta migranti “da Vip”.
Per questo sono state fermate 12 persone – tra cui sei italiani e sei tunisini – che organizzavano, con una spola tra le coste tunisine e siciliane, il trasporto di migranti clandestini usando come mezzo dei gommoni di grossa cilindrata.
Una tratta che è stata definita “Vip” perché la cifra pagata a terra per la partenza variava dai 3mila ai 6mila euro a persona, una tariffa mediamente più alta di quella che i trafficanti che si trovano dall’altra parte del Mediterraneo chiedono alle persone che vogliono intraprendere il viaggio in mare verso l’Europa. Ma la “tratta Vip” era definita tale anche, e soprattutto, perché il viaggio avveniva non attraverso imbarcazioni di fortuna, carrette di mare o vecchi pescherecci malandati, ma a bordo di gommoni “di lusso” di grossa cilindrata, che potevano trasportare al massimo una ventina di persone e in tempi decisamente minori.
Questa tratta “dei Vip” era monitorata dalle forze dell’ordine dall’agosto del 2022 e su questa ha indagato l’antimafia di Palermo, fino agli arresti avvenuti in flagranza di reato. La polizia è intervenuta fermando, all’arrivo in Sicilia sulle coste marsalesi, quattro sbarchi distinti: rispettivamente il 29 giugno, il 14 ed il 24 agosto e il 15 settembre scorsi. Quattro degli indagati colti in flagranza devono rispondere anche di resistenza a navi da guerra, avendo tentato la fuga al momento del fermo, nonostante l’intervento di navi della Guardia di Finanza, giunte in soccorso dei natanti. In un’occasione, inoltre, gli scafisti avrebbero ordinato di sparare contro la nave militare dei razzi luminosi.
L’operazione della Polizia di Stato si inquadra in una più vasta attività di investigazione coordinata dal Servizio Centrale Operativo, anche a livello internazionale, con l’avvio di una Operational Task Force (OTF) denominata “Mediterraneo”. L’intervento della polizia, in questi quattro casi specifici, ha messo fine alla tratta clandesrina dei migranti visto non solo il fermo dei trafficanti e scafisti, ma anche del sequestro delle quattro imbarcazioni messe a disposizione dalla cellula italiana attiva a Marsala.
Con questo meccanismo di tratte veloci e “di lusso”, l’organizzazione divisa tra i due lati del Mediterraneo ha fatto entrare in Italia 73 profughi, tra questi 12 minori e sei donne. Tutti all’arrivo sono stati soccorsi e identificati dalla polizia. Tra i clandestini, 19 sono stati arrestati per reingresso illegale nel territorio nazionale. Altri quattro migranti, invece, sono finiti in carcere in esecuzione di un provvedimento definitivo di condanna per reati contro il patrimonio e spaccio di stupefacenti.
L’inchiesta della Dda palermitana ha svelato il ruolo svolto dalla cellula marsalese, composta da italiani e tunisini incaricati di assicurare il supporto logistico attraverso la ricerca e la predisposizione dei natanti usati per il viaggio e il reclutamento degli scafisti scelti tra tunisini residenti in Italia.
E l’uomo “chiave” dietro l’operazione illecita- sia lato italiano che in parte lato tunisino – è un ex poliziotto tunisino, che si trova in Italia come richiedente protezione internazionale. In Italia, o meglio, a Marsala, il tunisino ha creato la cellula criminale lato italiano, usando i suoi contatti nel Paese d’origine per organizzare le spole e il traffico ma anche per dividere i compensi.
L’uomo, difatti, è stato identificato anche grazie alla scoperta del passaggio di una somma di denaro di circa 90mila euro fatta da lui a favore di un indagato italiano. Ora,tutte le persone fermate sono state indagate per associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina.