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La metro di Catania cresce ma c’è ancora chi resta a piedi

di Alessandro Fragalà -





Perché non lo hai fatto? Perché nessuno lo ha comunicato. Non è un dialogo tratto da un’opera teatrale di Samuel Beckett, padre del teatro dell’assurdo, ma è semplicemente un modo per raccontare quello che è successo sabato scorso a Catania. Lo abbiamo accennato in un articolo pubblicato sull’Identità di martedì 16 gennaio, ma ci è sembrato doveroso tornarci e approfondire perché la questione ha suscitato numerose polemiche. Facciamo un passo indietro in modo sintetico: sabato 13 gennaio subito dopo la fine della partita tra Catania e Brindisi allo stadio Massimino, quindi intorno alle 22.45, moltissime persone che avevano deciso di andare allo stadio utilizzando i mezzi pubblici, al rientro, hanno trovato sbarrato il cancello della Stazione Cibali della metro. Si perché quest’ultima non aveva prolungato l’orario di esercizio, come avvenuto dopo ogni gara interna del Catania in serale, ma aveva chiuso alle 22.30. Un episodio che non è passato inosservato, sia perché sono state davvero tante le persone che hanno avuto enormi difficoltà nel tornare a casa, sia perché anche chi non era direttamente coinvolto, si è indignato. E questa è certamente una bella notizia.

Tornando all’apertura del nostro articolo sembra che il problema sia stato un errore di comunicazione. Ovvero nessuno avrebbe avvisato i vertici della Fce della programmazione serale della partita. Una spiegazione che sinceramente lascia interdetti, se è vero che la programmazione della gare interne della principale squadra della città, risulta di dominio pubblico e a conoscenza anche da chi non segue il calcio. Ma il problema non è solo questo e lo tira in ballo la consigliera comunale del Movimento 5 Stelle, Gianina Ciancio. Si perché fino a qualche tempo fa, come ricorda la Ciancio in un post Facebook, per sopperire alla chiusura notturna della metro, era stato istituito un servizio bus che, in sostanza, effettuava fermate nelle stazioni metro, da Nesima a Stesicoro e viceversa dalle 22.30 fino alle 2 del giorno seguente. Una metro alternativa, ma comunque qualcosa di concreto, soppressa a partire dal 15 dicembre per la soppressione – si legge nel post della consigliera comunale – per il taglio dei fondi alla Fce.

“L’eliminazione del servizio di metro shuttle – continua la Ciancio – è l’ultimo atto di un’azienda pubblica che in più occasioni ha dimostrato di non assolvere efficacemente alla sua Mission. Nel bilancio preventivo 2024 si giustifica, infatti, la soppressione dei bus sostitutivi con la decurtazione dei fondi, per 400 mila euro, operata dal governo Meloni, ma ci chiediamo come siano stati spesi i 5 milioni annui aggiuntivi incassati dall’azienda dal 2022 che servivano all’implementazione del servizio”. E in effetti i problemi ci sono e non riguardano solo il singolo episodio di cui abbiamo parlato. E’ vero che il servizio metro è notevolmente migliorato negli ultimi anni, ma è anche vero che non è tutta un Eldorado. Il vertiginoso aumento dell’utenza, non è stato accompagnato da un salto di qualità nel servizio. La frequenza, per esempio, è una delle note dolenti e forse l’oggetto delle principali lamentale degli utenti, soprattutto di quelli assidui. Al momento, infatti, la frequenza è di un treno ogni 10 minuti fino alle ore 15. Nella fascia pomeridiana serale, quindi fino alle 22.30, invece, è di un treno ogni 15 minuti.

E se quella mattutina è accettabile (nonostante non sia ai livelli di Roma o Milano), quella del pomeriggio è davvero troppo elevata per l’utenza che si registra ultimamente e per la grandezza e importanza della città. Ed a proposito degli standard delle altre città, l’orario di chiusura, soprattutto nei fine settimana, è assolutamente limitativo. Anche in questo caso, nonostante una mezz’ora in più non sarebbe stata male, la chiusura alle 22.30 nei giorni lavorativi è comunque accettabile. Ma questo orario di chiusura nei fine settimana rende praticamente inutile il servizio, spingendo anzi costringendo chi vuole passare una serata al centro storico, di dover arrivare in auto. Secondo gli esperti l’orario nei fine settimana dovrebbe essere prolungato almeno fino all’una di notte.