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Ambiente

Il Ponte sullo Stretto l’ennesima incompiuta? Ciucci: “Non esiste il rischio”

di Alessandro Fragalà -





Non sarà un’incompiuta. A leggerla così ricorda l’inizio di una storica canzone di Lucio Battisti, “Un’avventura” (che partecipò con scarsi risultati al festival di Sanremo del 1969), in realtà sono le parole con cui l’amministratore delegato della Società Ponte sullo Stretto, Pietro Ciucci precisa e ribadisce come non esistano “dubbi sulla certezza delle fasi costruttive del ponte sullo Stretto, né indeterminatezza sui costi”. 

Non c’è un rischio di incompiuta” perché, spiega Ciucci “il progetto è assolutamente fattibile ed è stato aggiornato nelle modalità previste per legge”. Le parole dell’amministratore della Stretto di Messina arrivano dopo una serie di dichiarazioni registrate durante le audizioni in commissione ambiente alla camera e dedicate al decreto infrastrutture. 

In particolare la risposta di Ciucci è a quanto detto dalla sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti, che aveva parlato di “assoluta incertezza temporale sulla fase costruttiva” ribadendo la “paura” dei territori che i cantieri finiscano “per rimanere lì come ecomostri e incompiute”. Secondo la sindaca, nella parte del provvedimento in cui si aggiorna la procedura di approvazione definitiva dell’opera si fa “un’ingiustificata forzatura procedurale”. 

“L’opera Ponte – ha aggiunto – non può essere immaginata come una sommatoria di tanti lotti” e il “paradosso” è che anche la fase degli espropri o della realizzazione del blocco ancoraggio del Ponte possano essere considerati “come una fase costruttiva”. “Cosa succede se a questa fase costruttiva non seguirà altro?” 

A rispondere anche in questo caso è lo stesso Ciucci: “Con l’approvazione da parte del Cipess del progetto definitivo, sarà approvato anche il Piano economico finanziario che accerterà l’esistenza della copertura per l’intero fabbisogno dell’opera, proprio per evitare rischi di incompiuta, che nella maggior parte dei casi discendono da mancanza di fondi in itinere”. E si tratta certamente di un rischio che i siciliani hanno messo in conto. E non perché non ci sia fiducia in questo nuovo progetto, ma semplicemente perché in Sicilia di opere cominciate e mai finite ne abbiamo viste tante, troppe come sottolinea la Cgil che con Michele Azzola, coordinatore dell’area politiche industriali, sostiene che “occorra accendere un faro, perché si rischia di costruire una cattedrale nel deserto”. Ciucci, in questo senso, sembra ottimista: “Il ponte è un insieme di opere. La fattibilità tecnica del progetto non è mai stata messa in discussione, le risposte alle osservazioni del Mase, che sono in corso, saranno completate prima dell’approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess e quindi in anticipo rispetto all’avvio della progettazione esecutiva. Inoltre, lo schema di decreto introduce nuovi passaggi procedurali volti ad assicurare il controllo da parte dello Stato, nel rispetto della massima trasparenza. Pertanto le norme introdotte dal decreto infrastrutture non comportano aumento dei costi rispetto a quanto fissato da normative già da tempo in vigore”. 

Ottimismo non confermato dal presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, che sempre in commissione ambiente ha richiesto un termine, se è vero “che il termine del 31 luglio 2024, inizialmente fissato come termine per l’approvazione del progetto esecutivo è naturalmente irrealistico e va procrastinato. Però nel decreto viene totalmente cancellato e sarebbe opportuno fissare un termine: averlo è essenziale per valutare lo svolgimento dell’opera”. Busia, peraltro, ha anche spiegato come secondo lui “non aver svolto una nuova gara sul progetto pone dei vincoli anche di carattere finanziario, che esporrebbero al rischio di varianti successive”. 

E in un’altra giornata di opinioni contrastanti sul ponte, si registra anche quella di Forza Italia che, in un documento politico che sarà messo ai voti al termine del consiglio nazionale del partito, ribadisce come “il ponte sullo Stretto di Messina, fortemente voluto per molti anni dal presidente Berlusconi e oggi dai governatori azzurri di Calabria e Sicilia è l’opera simbolo, che può fungere da volano. Ma naturalmente deve essere parte di un grande progetto di infrastrutturazione, anche in ambito digitale, che unisca davvero il nostro Mezzogiorno all’Europa”.