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Attualità

Il caso di Sarah, tornata in Sicilia col barcone ora rischia l’espulsione

di massimilianoadelfio -





di CLAUDIA MARI
Questa è la storia di Sarah, una 21enne tunisina nata a Catania, che ora rischia l’espulsione dell’Italia.
La storia è lunga e complessa e inizia quando la piccola Sarah ha solo sette anni. La bambina attraversa la crisi matrimoniale dei genitori tra i litigi, fino ad arrivare alla richiesta di divorzio: in quei momenti, la piccola viene affidata dai servizi sociali alla madre e, poco tempo dopo, il gesto del padre. Venne portata via senza consenso dall’uomo e portata con lui nel Paese d’origine, lontana dalla madre e dai tre fratelli.
Un vero e proprio rapimento, conferma l’avvocato della famiglia. Da quel momento la madre ha tentato di riavere la figlia con ricorsi e denunce, ma senza successo. Questa lontananza è stata spezzata solo grazie a Sarah, perché dopo 14 anni da quel rientro forzato in Tunisia, la giovane ragazza ha attraversato ilmar Mediterraneo, con un viaggio di 14 ore su un barcone approdato a Pantelleria lo scorso 25 di agosto, per poter riabbracciare la madre.
La giovane ci aveva già provato al compimento dei 18 anni, quando aveva iniziato l’iter per chiedere il visto per tornare in Italia dalla madre, ma non era riuscita a ottenere i permessi. Solo pagando i trafficanti circa 3mila euro e salendo su un barcone per la Sicilia, è riuscita nel suo intento. Una gioia immensa, dietro cui però si nasconde il rischio espatrio, visto che su di lei pende un decreto di espulsione emesso dalla questura di Trapani. Per questo motivo, la questione è stata portata in tribunale.
“La fattispecie concreta in cui si trova la giovanissima Sarah non è disciplinata da alcuna norma, perciò va risolta col buon senso”. A dirlo è l’avvocato Giuseppe Lipera che si appella allo ius soli.
“Questa ragazza è nata a Catania – prosegue il legale – in questa città ha lasciato la mamma e tre fratelli solo perché rapita dal padre. La madre l’ha aspettata per anni, tentando invano, purtroppo, tutte le strade per farla tornare già da minorenne. Ha tentato innumerevoli volte di ricongiungersi alla amata madre, ma le macchinazioni burocratiche del nostro Ordinamento gliel’hanno sempre impedito”.
Questione che sarà discussa nella giornata di oggi, 19 febbraio, davanti al Tribunale civile di Catania, dove si terrà l’udienza per il ricorso contro il provvedimento del Giudice di pace, che si è dichiarato “incompetente per territorio” a decidere sul decreto di espatrio emesso dal Questore di Trapani nei confronti della ventenne nata in Sicilia da genitori tunisini.
“La giovane Sarah – spiega ancora il penalista nelle note depositate in Tribunale – è stata costretta a raggiungere Catania, la mamma e i fratellini, con un gommone, dopo un viaggio di quattordici ore, per colpa della burocrazia del nostro Paese. Adesso è finalmente tornata a casa propria, con la sua mamma e i suoi fratelli: né politica né diritto possono permettersi di dire che Sarah non sia in casa propria!”.
Nelle note, vi è inoltre la contestazione di un passaggio della memoria che era stata presentata dall’Avvocatura dello Stato per conto della Questura di Trapani in cui si afferma, “è bene, però, subito fugare ogni dubbio in relazione alle farneticanti elucubrazioni – dal valore più politico che giuridico – sulla cittadinanza della ragazza”.
Per il legale la frase è “assolutamente offensiva e ingiuriosa oltre che errata, inappropriata per un atto difensivo e del tutto superflua” e ne chiede “l’immediata cancellazione dagli atti di causa”, riservandosi di “di ricorrere alle Autorità competenti al riguardo”.
Il giudice Rosario Maria Cupri presiederà l’udienza della prima sezione civile del Tribunale, dove si cercherà di fare luce su questa intricata situazione familiare.