I SICANI – L’Ordine Teutonico in Sicilia, una storia di fede e impegno
di ANTONINO SALA
Le origini dell’Ordine dei Fratelli della Casa dell’Ospedale di Santa Maria in Gerusalemme detto anche Ordine Teutonico, sono legate ad un ospedale che alcuni cristiani di Brema e di Lubecca fondarono nel 1191 nel corso della Terza Crociata presso Acri per prestare soccorso e assistenza a crociati e pellegrini che si recavano in Terra Santa. Intorno al 1197 l’iniziativa ottenne da Papa Celestino III la protezione della Sede Apostolica e successivamente anche quella dell’Imperatore del Sacro Romano Impero Enrico VI che gli concedette alcuni possedimenti e privilegi nel Regno di Sicilia.
Fra il settembre del 1197 e il febbraio del 1198 l’ordine divenne religioso e militare e fu riconosciuto da Papa Innocenzo III il 19 febbraio 1199, ricevendo anche una sua regola, ispirata a quelle dei Templari e dei Giovanniti, che prevedeva la difesa armata della fede e l’assistenza ai più bisognosi. I cavalieri arrivarono in Sicilia grazie all’Imperatore Enrico VI di Hohenstaufen nel 1197, il quale gli affidò il monastero della Magione di Palermo per consolidare la propria sovranità in Sicilia attraverso la presenza di un sodalizio monastico cavalleresco legato alla casa Imperiale. Successivamente nel marzo del 1226 con “La Bolla d’oro” di Rimini Federico II, divenuto nel frattempo Imperatore, Re dei Romani, d’Italia e di Sicilia, riconobbe ai teutonici sovranità sulla Terra di Chełmno e su tutte le terre che i cavalieri fossero riusciti a conquistare ai Prussiani. Solo per inciso il titolo di Rex Italiae da Odoacre fino alla pace di Vestfalia del 1648 fu sempre appannaggio degli Imperatori.
Con Federico II, l’Ordine crebbe in potenza, ricchezza e prestigio affiancato dai “confratres” e dai “familiares” i quali gestivano le grandi proprietà sparse nell’isola. Acquistò rilevanza politica grazie ai buoni uffici del Gran Maestro Ermanno di Salza. Grande amico dell’Imperatore, abile diplomatico, capace di mediare tra il Papato e l’Impero. Come scrive Ernst Kantorowicz “l’organizzazione dei Cavalieri teutonici (di cui Federico II amava far risalire le prime origini al Barbarossa) fu, com’egli stesso asserì, opera sua personale e del Gran Maestro Ermanno di Salza”.
I teutonici si avvalsero per la gestione del loro patrimonio, di esperti amministratori, notai, giuristi, agricoltori specializzati provenienti dai ceti siciliani, cooptandoli tra coloro che si spostavano dalle campagne alle città, dalle altre parti del regno, dal settentrione d’Italia, o tra le minoranze come gli ebrei che ne ricevettero protezione da qualsiasi malversazione.
L’Ordine, l’unico sodalizio crociato che non è mai stato sciolto o rifondato, ha assunto nel 1929 uno status prettamente religioso ed ha come guida il 66° Gran Maestro P. Frank Bayard. All’interno continua a essere presente la componente laica, attraverso l’Istituto dei Familiari i cui membri di stato laico o spirituale (sacerdoti, vescovi e cardinali), sono chiamati “Familiares” o “Cavalieri Mariani”, indossano durante le cerimonie un mantello nero con sulla spalla sinistra lo scudo dell’Ordine bianco, portano al collo una croce latina patente, nera con bordi bianchi, appesa a un nastro di colore nero e argento, eccetto il Balivo che usa come segno distintico un collare dorato. Pospongono al loro nome la sigla FamOT. L’Istituto si articola in Baliati e Commende a capo dei quali viene eletto un “Balivo” e un “Commendatore”. Il Balivous, anche detto baiulo o bailivus, era un’antica carica istituzionale imperiale, che fungeva da governatore, in principio di nomina del sovrano e poi eletto con funzione anche di giudice delle cause civili, e di quelle penali. Come scrive Francesco Luigi Oddo in Dizionario di antiche istituzioni siciliane “ in alcune grandi città, Il baiulo fu chiamato con diverso nome: a Palermo, dal 1311, Pretore; a Messina sin dai primi Normanni alla maniera bizantina Stratigoto. A Catania, Noto, Acireale, Lentini, Naro, Licata, Monte San Giuliano, Patrizio; a Siracusa dal 1395 Senatore a Trapani Prefetto.” In Sicilia la definizione che preferiva Ruggero II era quella di “baiulo”, che era “il primo responsabile dell’amministrazione civica. Vigilava contro l’usurpazione dei privati, specialmente dei baroni limitrofi, ai danni del territorio libero del comune” e rappresentava su mandato del sovrano la corona.
Oggi i Balivi, con tutte le differenze e gli aggiornamenti del caso, conservano ancora la stessa dignità tant’è che gli stemmi dei baliati sono tuttora sormontati da una corona turrita a simboleggiare l’aspetto civico e territoriale.
I confratelli “Familiares” continuano ad onorare con le loro attività spirituali, culturali e benefiche in Sicilia, come in tutto il territorio dell’antico Sacro Romano Impero, il motto che li contraddistingue “aiutare e guarire”.