Abusi, viaggi e silenzi: frate colombiano sotto processo a Palermo
Nel silenzio teso di un’aula giudiziaria si intrecciano parole pesanti, accuse dolorose e difese serrate. Protagonista del processo è frate Bernardino, 66 anni, religioso colombiano appartenente ai francescani rinnovati, da tempo residente a Palermo. Su di lui pendono imputazioni di violenza sessuale nei confronti di cinque persone, tra cui quattro minorenni.
La testimonianza della donna
A rompere l’atmosfera è la voce di una testimone oggi trentiquattrenne. All’epoca dei fatti ne aveva ventiquattro. “Credevo fosse un punto di riferimento spirituale, invece ero prigioniera di una manipolazione”, ha detto ai pubblici ministeri Maria Bambino e Mario Calabrese.
Il frate, rinchiuso nel carcere di Castelvetrano e presente in aula, ha reagito scuotendo la testa, a tratti portandosi le mani al volto mentre ascoltava le accuse.
La vacanza a Ischia
Il racconto parte da un viaggio del 2015, ufficialmente programmato come ritiro spirituale. In realtà, secondo quanto riferito dalla donna, si trasformò in una settimana in un hotel di lusso sull’isola d’Ischia, con piscine e gite in barca. Con lui c’erano due giovani, una delle quali minorenne. Ai superiori non venne mai comunicata la presenza delle ragazze. “Fu lui a pagare tutto – ha dichiarato la testimone – e ci chiese di spogliarci davanti a lui, dicendo che era un gesto per liberarci da vergogne inutili”.
Episodi successivi
Dopo quel primo viaggio ne seguirono altri, verso Roma, Venezia e Milano. La giovane parla di baci dati in sacrestia, carezze spinte negli alberghi e richieste di fotografie intime inviate al frate tramite tablet e WhatsApp. “Mi fidavo di lui, mi faceva sentire speciale. Credevo fossi l’unica, poi ho scoperto che non era così”, ha ammesso in aula.
Il rapporto con il religioso si interruppe solo quando quest’ultimo le chiese di lasciare il gruppo giovanile per trasferirsi in un altro contesto di preghiera.
Le accuse più gravi
Al religioso non vengono contestati solo comportamenti con donne maggiorenni. Diversi i racconti che lo riguardano in relazione a minori, con episodi di toccamenti e abbracci giudicati oltre ogni limite. La testimone ha riferito un episodio particolarmente inquietante: il frate avrebbe sollevato il vestitino di una bambina di appena un anno, aggiungendo la frase: “Quando sarà grande non se lo ricorderà”.
La difesa
Gli avvocati Pasquale Contorno e Claudia Corrao hanno ribadito in aula che si trattava di un rapporto volontario, una relazione tra due persone adulte. “Nessuna costrizione, nessuna violenza”, sostengono i legali. Ma per l’accusa il quadro è di sistematica manipolazione e abuso di fiducia.
Le parti civili
Accanto alle presunte vittime si sono costituite parte civile le associazioni “Cotulevi” e “Insieme a Marianna”, insieme ai genitori di alcune ragazze coinvolte. Hanno scelto la stessa strada anche la diocesi di Monreale e l’ordine dei francescani rinnovati, rappresentati dall’avvocata Giulia Galati.
Un superiore dell’ordine, ascoltato come testimone, ha ricordato che già nel 2024 era stata avviata un’istruttoria canonica interna. “Il frate ha violato principi basilari della nostra regola – ha spiegato – dall’uso di dispositivi elettronici senza autorizzazione, al possesso di denaro, fino alle spese in strutture di lusso che nulla hanno a che vedere con il voto di povertà”.
Una vicenda che scuote la comunità
Il processo, ancora in corso, non è soltanto un passaggio giudiziario: per molti fedeli è una ferita profonda, un crollo di fiducia verso chi era considerato guida spirituale. Al banco degli imputati non c’è soltanto un uomo, ma anche il peso delle contraddizioni tra i valori predicati e i comportamenti contestati.
