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Lavoro

Formazione professionale: a rischio i lavoratori

di massimilianoadelfio -





di GIUSEPPE MESSINA
Continuano ad essere agitate le acque nel settore della formazione professionale. Lo scontro tra “Guelfi e Ghibellini” è pronto a consumarsi sul terreno dell’eliminazione o della modifica da apportare alla norma che regolamenta il settore, approvata dall’Ars nel gennaio 2024 “a riflettori spenti”. C’è tanta confusione sull’applicazione del secondo comma dell’articolo 70 della legge regionale n.3, a tal punto da gettare nello scompiglio gli uffici dell’Assessorato regionale. Ci sono voluti oltre 40 giorni dall’approvazione della norma, per convincere il Dipartimento regionale della formazione professionale a pubblicare, il 14 marzo 2024, un comunicato nel quale si dispone l’invio entro trenta giorni, da parte degli enti, di una autocertificazione “attestante la presenza delle figure indispensabili all’erogazione delle attività didattiche della sede formativa”, come da contratto collettivo di lavoro del settore. In tale comunicato, però, non si dice nulla rispetto all’altro lato della medaglia, quella che concerne l’avvio dei controlli sull’applicazione della legge e, quindi, della effettiva assunzione di un direttore di sede, di un tutor, di un operatore di segreteria e di un operatore ausiliario, la cui mancanza dovrebbe causare la sospensione “sine die” dell’accreditamento per gli enti inadempienti. Le associazioni datoriali di settore e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative avevano già condiviso con l’assessore Mimmo Turano, durante l’ultima riunione del Comitato per le Politiche Regionali della Formazione Professionale, in data 6 marzo 2024, una proposta unitaria per la revisione dell’art.70 della legge regionale n. 3 del 31 gennaio 2024; una norma tanto chiacchierata e contestata dagli enti cosiddetti “grossi”. Addirittura, tanto fa paura questa norma che molti enti che prima si erano espressi per la modifica del secondo comma ed il ripristino del tetto, adesso ne pretendono l’abrogazione in toto. Schizofrenia e confusione che rischiano di accelerare il coinvolgimento di altri palazzi, vocati al rispetto delle leggi. L’articolo 70 è stato approvato con un blitz notturno lo scorso 8 gennaio, escludendo sia il partenariato di settore che la Commissione di merito al Parlamento siciliano, deputata al confronto democratico tra tutti gli attori portatori di interessi generali nel settore. La riscrittura della norma, a parere della maggioranza degli stakeholder, si rivela necessaria. Facciamo chiarezza: il primo comma dell’articolo 70 della legge n.3/2024 ha eliminato il limite massimo di budget erogabile per ciascun ente formativo. L’effetto potrebbe essere quello della conseguente scomparsa degli enti di piccole e medie dimensioni che garantiscono una capillare erogazione dell’offerta formativa su tutto il territorio siciliano. Peraltro, l’aver reintrodotto il sistema oligopolistico nel settore significa rafforzare la posizione di predominio con pochi enti di grosse dimensioni, che già beneficiano, da alcuni anni, di oltre il 70% del finanziamento pubblico messo a bando dalla Regione siciliana. A tal proposito, però, va detto che arriva in soccorso l’articolo 11 comma 7 della legge 23/2019, tuttora in vigore, che prevede “un budget massimo che viene stabilito dalle disposizioni attuative”. Quindi, questo è un falso problema? Sul secondo comma dell’articolo 70, la riflessione ci porta ad evidenziare che la previsione normativa di assumere quattro figure qualificate e strutturate andrebbe circoscritta al comparto dell’Istruzione e Formazione professionale che presenta una continuità dell’offerta formativa e dei finanziamenti alle Scuole dei Mestieri, rispetto alla formazione destinata agli adulti disoccupati, la cui offerta regionale è intermittente e non permette il mantenimento di sedi permanenti, ma soltanto occasionali, strettamente collegate, cioè, alla durata del percorso formativo. In quest’ultimo caso, mantenere i lavoratori a tempo indeterminato in assenza di commesse regionali non è nemmeno lontanamente pensabile. Per tale ragione si auspica una modifica normativa nella direzione di prevedere le assunzione nelle sedi delle Scuole dei Mestieri. Emerge nella sua brutalità il fatto che diventa inaccettabile che un settore strategico come quello dell’Istruzione e della formazione professionale, destinato a formare migliaia di giovani siciliani e che impiega altrettante migliaia di lavoratori, possa essere condizionato dalla scelta di pochi soggetti. La Sicilia è ai margini dell’economia nazionale perché, tra i suoi abitanti, conta un numero elevatissimo di poveri e non può permettersi ulteriori ritardi nella costruzione di una platea di lavoratori qualificati in risposta ai tanti nuovi mestieri ed alle nuove opportunità occupazionali, offrendo serenità e sicurezza occupazionale alle migliaia di lavoratori che vi operano. Urge una soluzione percorribile.