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“Europa delle incongruenze” Roberto Salis a Palermo nel giorno di Moro e Impastato

di Redazione -





Via quei ceppi. Fuori da quelle celle infernali. La detenzione di Ilaria Salis, in carcere cautelare da 15 mesi a Budapest con l’accusa di aver partecipato all’aggressione di alcuni neo-nazisti durante il raduno del Giorno dell’Onore, va revocata. E va spesa fino all’ultima energia possibile per ripristinare le garanzie dello stato di diritto che vengono invece violate da un paese come l’Ungheria, membro dell’Unione Europea da 20 anni. Messaggio risuonato ieri da Palermo, durante la conferenza stampa dei candidati per la circoscrizione di Sicilia e Sardegna di Alleanza Verdi Sinistra, alla presenza, tra altri candidati, del portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, di Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana e del capolista Leoluca Orlando. Un’occasione di confronto sul tema dei diritti violati, nel giorno del 46° anniversario della morte di Aldo Moro e di Peppino Impastato, a poche ore dalla marcia dei 100 passi, svoltasi nel pomeriggio a Cinisi. A rappresentare l’attivista milanese candidata con la federazione di orientamento ambientalista e social- democratico costituita da Europa Verde e Sinistra Italiana, il padre di Ilaria, Roberto Salis, nell’inconsueto ruolo di ‘non candidato’ impegnato in campagna elettorale: “l’ennesima riprova della negazione di regole fondamentali a tutela dei cittadini, è l’informazione ricevuta tre giorni fa dal nostro avvocato ungherese dal giudice incaricato di gestire il processo: i documenti relativi alle perizie mediche sulle vittime da tradurre in italiano saranno disponibili non prima di novembre”. Un processo partito lo scorso 29 gennaio, dopo essere stato incardinato a novembre del 2023, “in totale assenza di elementi giuridici in grado di definirlo come un giusto processo e invece già definito a causa della forte influenza di un potere esecutivo che, non solo ha di fatto stabilito che Ilaria è colpevole ma che debba essere condannata a una pena severissima”. A Budapest, si è rimarcato ieri, non è in contestazione il processo in sé. Ma il fatto che si neghi la possibilità per l’attivista di dimostrare la sua innocenza, più volte dichiarata, in un processo normale. Lo scorso novembre a Ilaria è stato proposto un patteggiamento per i reati di cui è accusata: lesioni guaribili in 5-8 giorni. Una situazione che stride con la cronaca nazionale: 4 giorni fa a Pavia si è verificata un’aggressione ai danni di alcuni militanti di sinistra impegnati in un volantinaggio per le elezioni comunali, da parte di due uomini dichiaratisi fascisti e figli di Mussolini. Referto quasi identico a quello che incastra la Salis a Budapest: lesioni guaribili in una settimana. “Mentre lei si trova in custodia cautelare da 15 mesi in Ungheria, gli aggressori di Pavia sono a piede libero perché in Italia questo tipo di reato si persegue a querela della persona offesa”. È l’Europa delle strambe incongruenze: “la più grave – insiste Roberto Salis – è che ci siano paesi come l’Ungheria per i quali le detenzioni cautelari possono estendersi fino a quattro anni in attesa di giudizio. E dire che l’Unione Europea si è dotata di una Corte per i diritti umani che però non è possibile adire fintanto che non vengano espletati i passaggi giurisdizionali locali”. Così, giace di fatto inattuata la decisione quadro numero 829, approvata nel 2009, che stabilisce l’equiparazione dei diritti dei cittadini europei in tema di detenzione cautelare: normativa che consentirebbe all’imputato di un reato nel territorio di un paese membro diverso dal proprio di scontare la sua detenzione cautelare in quello di provenienza. La conferenza di ieri ha messo l’accento su tante altre illogicità da correggere nel sovra-stato. Per esempio gli sprechi causati dal mantenimento di due parlamenti, quello di Bruxelles e quello, originario, di Strasburgo, sempre più identificato come omaggio alla grandeur francese che assorbe risorse ingenti che potrebbero invece essere impiegate per l’accoglienza di persone senza dimora nel Continente. La stessa accoglienza per cui Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, presente anche lui alla conferenza stampa come candidato alle prossime Europee, ha subito arresti domiciliari, misure cautelari per 11 mesi, oltre che dolorosi carichi di sospetti e di delegittimazioni: “Oggi, dopo che la Corte d’Appello mi ha assolto, accertando definitivamente sia la pulizia del mio profilo personale e del mio patrimonio sia il reale proposito delle scelte portate avanti durante le mie sindacature, credo davvero che occorre lavorare profondamente sulla paura pregiudiziale che avvolge la problematica dell’accoglienza ai migranti. Questa è purtroppo diventata una linea politica fondata su disturbi del comportamento da parte di una destra ancorata al cinismo neoliberista”. Liberi dalla paura, “significa avere cura, avere pace. Le guerre in corso, sono la dittatura della paura. Vogliamo portare questo bisogno di libertà in un’Europa che deve smetterla di correre agli Armamenti e di finanziare i produttori di armi”.