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Dazi americani e tagli UE, l’agricoltura siciliana tra due fuochi. Schifani: “Pronti misure compensative”

di Andrea Scarso -





RAGUSA – Due minacce diverse ma ugualmente pesanti incombono sull’agricoltura siciliana: da un lato l’ombra dei dazi statunitensi sui prodotti agroalimentari di importazione, dall’altro il rischio concreto di un ridimensionamento dei fondi europei nella prossima programmazione. Un doppio colpo che rischia di mettere in ginocchio le filiere agricole e zootecniche dell’Isola, già esposte alla concorrenza globale e ai cambiamenti dei mercati.

Il tema è esploso a Ragusa, in occasione della Fiera Agroalimentare Mediterranea (Fam), che quest’anno ha spento cinquanta candeline, confermandosi come vetrina delle eccellenze produttive e al tempo stesso luogo di confronto sui nodi irrisolti del comparto.

Schifani: “Sosterremo i nostri agricoltori”

Il presidente della Regione, Renato Schifani, intervenuto all’inaugurazione, non ha usato giri di parole:

“Stiamo predisponendo misure compensative per fronteggiare eventuali dazi USA che dovessero penalizzare le nostre produzioni. Auspichiamo che non servano, ma siamo pronti a mettere in campo risorse perché la crescita del settore agroalimentare è strategica per lo sviluppo della Sicilia”.

Accolto dalle istituzioni locali – dal sindaco Giuseppe Cassì al presidente del Libero Consorzio Maria Rita Schembari, passando per il presidente del Consorzio allevatori Giovanni Campo – Schifani ha sottolineato il valore simbolico della cinquantesima edizione della Fam: “Questa fiera racconta un legame profondo tra comunità e territorio e rappresenta un punto di forza per la nostra identità agroalimentare”.

L’allarme dall’Europa: meno fondi per la PAC

Se i dazi americani spaventano, il fronte europeo non è meno preoccupante. Le voci di un taglio consistente ai fondi della Politica Agricola Comune (PAC) dal 2028 agitano il dibattito politico. A darne conferma è stato l’eurodeputato Marco Falcone, vicecapo della delegazione di Forza Italia nel PPE:

“Non accetteremo riduzioni che colpirebbero settori vitali come agricoltura, pesca e coesione. L’Europa deve restare un partner credibile, capace di garantire risorse certe e sostegno concreto a chi produce”.

Falcone ha ribadito che in Parlamento si sta già lavorando per difendere gli interessi delle regioni del Sud, Sicilia e Sardegna in primis, chiedendo che la nuova programmazione 2028-34 non si traduca in un arretramento delle tutele, ma al contrario in un incentivo all’innovazione e alla competitività.

Una doppia sfida per la Sicilia

Tra Bruxelles e Washington, la Sicilia agricola si trova così stretta in una morsa che può pesare come mai prima sul suo futuro. Da una parte il timore che l’export subisca contraccolpi insostenibili, dall’altra la prospettiva di risorse comunitarie ridotte per gli agricoltori e per le politiche di coesione.

Due incognite che arrivano in un momento delicato per l’Isola, dove il settore agroalimentare non è soltanto economia, ma anche cultura, identità e radicamento sociale. La Fam, nella sua storica edizione del mezzo secolo, ha ricordato a tutti che l’agricoltura siciliana è un patrimonio che va difeso con determinazione. Perché senza un futuro nei campi, la Sicilia rischia di smarrire anche una parte essenziale della propria anima.