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Agricoltura

Crisi idrica agricoltura nell’Agrigentino, alla presidenza Regione il punto su emergenze e azioni preventive

di Francesca Gallo -





Sulle problematiche legate alla siccità e alla crisi idrica nell’agrigentino che continuano a colpire così duramente l’agricoltura, e che potrebbero ripresentarsi nella prossima stagione, un confronto alla presidenza della Regione su interventi provvisori urgenti e soluzioni strutturali permanenti.
Se è ormai impossibile salvare i frutti delle coltivazioni, occorre intanto cercare di salvare almeno le piante, e mitigare i danni subiti da agricoltori e allevatori.

Sul finire di una stagione estiva che si avvia ad essere archiviata come tra le più calde e siccitose di sempre, resta la gravità di uno stato di crisi idrica e di una situazione dell’infrastruttura di rete che impone già di guardare al futuro, nel tentativo di individuare interventi urgenti.

La mancanza di acqua, dagli invasi e dal cielo, ha generato in questi mesi a danno del comparto agricolo, una situazione di sofferenza senza precedenti, nel contesto di un quadro più ampio che ha interessato in generale la Sicilia intera, ma che ha letteralmente messo in ginocchio l’agricoltura del vasto comprensorio della provincia di Agrigento. 

Nell’ottica di prevenire possibili problematiche legate alla siccità che potrebbero ripetersi nella prossima stagione, un incontro sulla crisi idrica nell’agrigentino si è svolto la scorsa settimana presso la Presidenza della Regione, su sollecitazione dell’onorevole Carmelo Pace (nella foto), capogruppo della DC all’Ars.

Una riunione operativa, convocata dal presidente della Regione, Renato Schifani, utile per fare il punto della situazione e porre le basi per gli interventi che dovranno essere eseguiti a breve termine.

All’incontro hanno preso parte l’onorevole Roberto Di Mauro, assessore regionale all’Energia, i rappresentanti dell’assessorato regionale all’Agricoltura, Dario Caltabellotta commissario per l’emergenza idrica in agricoltura, Salvo Cocina, presidente della cabina di regia per l’emergenza siccità, Gigi Tomasino, direttore del Consorzio di Bonifica di Agrigento e i rappresentanti di Enel.

“Siamo tutti consapevoli che dobbiamo intervenire da un lato per arginare le emergenze e dall’altro per mettere in campo progetti strutturali che evitino nel prossimo futuro di affrontare altre crisi idriche come quelle che abbiamo vissuto nei mesi scorsi e stiamo attualmente vivendo – dichiara l’onorevole Pace -.

Il primo degli obiettivi è quello di evitare la dispersione di acqua a causa delle condotte malfunzionanti, come avviene per la Diga Gammauta che vede le risorse idriche disperdersi in mare”.

Tra gli interventi individuati nel corso della riunione presso la Presidenza della Regione – spiega Pace – c’è l’acquisto, da parte del Consorzio di Bonifica di Agrigento, tramite fondi regionali, di quattro motopompe necessarie per prelevare acqua alla base del fiume Verdura e utilizzarla per irrigare i territori che si trovano alla foce del canale e ai laghetti Gorgo.

Anche Enel Green Power, abilitata alla produzione di energia elettrica, farà la sua parte – aggiunge il parlamentare – confermando il momentaneo stop all’utilizzo di acqua che continuerà ad essere dirottata e convogliata, per caduta naturale e a costo zero, alla diga Castello di Bivona”. 

“Tra i provvedimenti emergenziali c’è anche l’ipotesi di una condotta ‘volante’ che collegherebbe la traversina di Favara Burgio all’adduttore San Carlo per raccogliere acqua e portarla alla diga Castello.
All’orizzonte si fa strada anche un livello di progettazione, per circa 15 milioni di euro, finanziato dall’assessorato all’Agricoltura, per il rifacimento dell’impianto di sollevamento di Poggio Diana che prevede l’acquisto di 6 elettropompe e il rifacimento delle condotte fino all’adduttore a collegamento con San Carlo Castello. Ma qui i tempi si allungano. Per realizzare questo progetto  – sottolinea Pace – ci vorranno anni!”

“Stiamo lavorando per prevenire possibili problematiche nella prossima stagione – conclude l’esponente della DC – con degli interventi attuabili nell’immediato, ma che tuttavia non sono risolutivi”.

Il territorio della provincia di Agrigento continua, intanto, a fare i conti con una situazione idrica d’emergenza e con le conseguenze di uno stato di crisi allarmante che ha provocato danni irreparabili alle produzioni agricole e gettato nello sconforto gli agricoltori per il rischio concreto di perdere non solo i raccolti, ma anche le piante.

È stata sì l’estate tra le più calde e siccitose, ma anche la stagione di prelievi bloccati, di autorizzazioni tardive delle irrigazioni di soccorso che hanno lasciato a secco un vasto territorio, mettendo a repentaglio produzioni di altissima qualità, come l’arancia di Ribera Dop e la pesca di Bivona Igp, per complessivi 7 mila ettari.

In tutti questi mesi, il comparto, con in testa i sindaci del territorio, non ha mai smesso di chiedere al commissario regionale per l’emergenza idrica in agricoltura e zootecnia, Dario Cartabellotta, una gestione più equilibrata delle risorse idriche.

Al termine della riunione è stato formato un comitato sulla crisi idrica nell’agrigentino del quale fanno parte Caltabellotta, Cocina, Tomasino, rappresentanti del dipartimento Energia, per portare alla realizzazione le proposte emergenziali entro fine anno.

“Abbiamo trovato una Sicilia – ha detto il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, ieri pomeriggio a Siracusa, intervenendo al talk condotto dal giornalista Bruno Vespa in occasione dell’inaugurazione di “Divinazione-Expo 24” – nella quale i dissalatori non funzionavano da tanti anni, ora stiamo riattivando quelli di Gela, Porto Empedocle e Trapani investendo 90 milioni di euro. Ma va considerato anche il tema delle procedure con le regole fissate da norme nazionali. Per accelerare gli iter ho chiesto al governo Meloni di adottare per i dissalatori il “Modello Genova”, cioè di poter andare in deroga alle procedure farraginose, altrimenti i tempi saranno troppo lunghi. Stiamo lavorando anche per utilizzare l’acqua proveniente dalla depurazione per usi irrigui, perché l’agricoltura sta vivendo momenti difficili e stiamo stati costretti a fare un’irrigazione di emergenza per salvare non tanto i frutti delle coltivazioni ma almeno la piante. La volontà di sinergia è fortissima, si sta facendo sistema a tutti i livelli istituzionali”.