“Ciuri di rosa”, omaggio musicale di Nanà Gulino alla Sicilia e a Rosa Balistreri
L’artista saccense Nanà Gulino si appresta a celebrare la sua amata Sicilia con un nuovo progetto dedicato alla tradizione popolare siciliana ed alla sua più grande interprete, la cantautrice folk Rosa Balistreri.
L’appuntamento è per il 20 luglio al Teatro del Mare, a Menfi, con il musical “Ciuri di Rosa”, uno spettacolo-concerto omaggio al territorio e ad un’indimenticabile “cantastorie” della cultura popolare siciliana.
Un live in cui il cantautore e docente di clarinetto Giuseppe Gulino, in arte Nanà, accompagnato da un’orchestra composta da 21 elementi, si confronta con il canto unico e sofferto della Balistreri, nota nel mondo della musica come «La voce della Sicilia».
Lo fa attraverso la sua personale reinterpretazione e gli arrangiamenti in chiave swing-blues-funk di brani che hanno segnato il percorso musicale della celebre interprete del canto folk siciliano, scomparsa nel 1990. Indimenticabili le sue canzoni denuncia, di lotta sociale, dedicate agli emarginati, ai disperati, ai carcerati, agli ultimi. Esperienze di un vissuto e sentimenti che Rosa Balistreri riportava nei suoi canti, o meglio “cunti”, accompagnati dalle note della sua amata chitarra.
Una storia musicale scritta dallo stesso Nanà, con allestimento e regia a cura di Salvatore Monte, noto appassionato di teatro e della commedia musicale italiana targata Garinei&Garinei e con la partecipazione di Lilly Mule’ e degli attori Calogero Cirafisi ed Elina Salomone. Special guest Giuseppe Milici, i Calandra & Calandra e Giuseppe Corsale alla fisarmonica.
“Ciuri di Rosa” vuole essere uno spettacolo originale ed unico nel suo genere che segna un nuovo esordio nel percorso artistico di Nanà Gulino, riproponendo brani classici della tradizione siciliana in versione orchestrale per assumere, così, un sapore più attuale ed inedito. Obiettivo quello di fare in modo che i canti popolari non finiscano nell’oblio, ma vengano conosciuti e tramandati nella forma in cui la stessa Rosa li aveva appresi.
Canzoni che nel corso dello spettacolo si intercalano con la frammentazione della biografia della Balistreri, in microstorie che iniziano dalla fine, dalla morte di Rosa, per concludersi a ritroso, fino al punto di partenza ed arrivare alla sua nascita, datata 21 marzo1927, frapponendo a questi quadri di vita, brani del suo vasto repertorio musicale che riprendono, sincronicamente, le tematiche narrate.
Il musical, inserito nel cartellone dell’estate menfitana 2024, trova il pieno consenso del sindaco di Menfi, Vito Clemente.
“Siamo ben lieti – dichiara – di accogliere l’iniziativa, consapevoli di ospitare uno spettacolo di grande valenza culturale che trae ispirazione da un’artista straordinaria che è stata Rosa Balistreri, in prima linea nelle lotte contro le ingiustizie sociali, denunciate attraverso le sue iniziative e la sua musica. Lo spettacolo di Nanà – aggiunge il Sindaco Clemente – è un’occasione unica per riscoprire i temi della tradizione popolare siciliana, il cui recupero, per un territorio come il nostro, è essenziale. Com’è essenziale riviverle, tramandarle, per non dimenticarle”.
La voce di Rosa Balistreri è una voce spezzata, straziante, che rievoca la sua voglia di riscatto, di combattere le ingiustizie della vita e della società. Una voce in cui emergono tutti i moti dell’anima. E’ un canto di dolore e di sofferenza che si cala nel contesto che Rosa aveva lei stessa sperimentato e vissuto.
Licatese di nascita, Rosa Balistreri nelle sue canzoni parla della realtà che la circonda. Una realtà caratterizzata dalla fame e dalla sopraffazione, in cui i canti nascevano anche per raccontare e affrontare dolori e fatiche. La società che Rosa Balistreri raccontava è quella in cui la donna era vittima, anche di violenze, subite e sopportate nel silenzio e con rassegnazione. Un canto, il suo, che diventa strumento di battaglia, in cui fare a pezzi soprusi e violenze. Un canto che porta liberazione e rivendica il riscatto degli ultimi.
Di recente l’immobile di via Martinez, 42, a Licata, in cui la straordinaria cantante popolare visse i primi anni della sua vita insieme alla famiglia, poverissima, è divenuto un museo.
L’edificio, situato nella zona della “Marina” di Licata, è stato preso in affitto dagli attuali proprietari dal Centro Studi di Cultura Siciliana e Meridionale che ne ha fatto una Casa-Museo, inaugurata lo scorso marzo. Si chiama “La Casa di Rosa”.
“E’ una casa di studio – dichiara Nicolò La Perna, presidente del Centro Studi di Cultura Siciliana e Meridionale – ed è aperta a tutti. Vi si possono consultare libri che parlano di Rosa Balistreri, ascoltare i suoi canti, vedere filmati, concerti effettuati dalla cantautrice licatese nell’arco della sua vita”.
“L’idea di istituire questo museo – aggiunge il presidente del Centro studi di cultura siciliana e meridionale – è stata promossa di concerto con il comune di Licata. Abbiamo fatto in modo – dice – che Rosa Balistreri in qualche modo tornasse nella sua dimora, quella che poi avrebbe lasciato
conoscendo le persone, prima a Palermo e poi a Firenze, che ne avrebbero scoperto il grande talento, introducendola nel mondo della canzone”.
All’interno del museo sono consultabili libri che rievocano la figura della cantautrice, si possono ascoltare le sue canzoni, sono esposte fotografie e opere pittoriche a lei dedicate, così come sono proiettati filmati con sue interviste e concerti.
Un progetto, quello della “Casa di Rosa”, che ha coinvolto l’intera comunità licatese. “Tutti gli interventi di messa a punto del museo, dalle opere murarie a quelle espositive, sono stati fatti gratuitamente da tanti generosi volontari licatesi – dichiara il sindaco Angelo Balsamo. Rosa Balistreri è stata la voce di Licata – dice – e se attraverso questo museo riusciremo a valorizzare la sua testimonianza artistica, allora avremo dato voce alla nostra città”.
La “Casa di Rosa”, oltre ad essere la sede del Centro Studi di Cultura Siciliana e del Meridione, i cui soci provengono da tutta la Sicilia e dalla Calabria, è un omaggio dovuto a Rosa Balistreri, colei che non ha mai abbassato la testa, cantando la sofferenza dei minatori e dei contadini, cantando contro il potere mafioso e la violenza sulle donne che lei stessa aveva subito.
Ma è, soprattutto, un luogo di testimonianza che racconta la vita della cantautrice siciliana, la cui fama ha oltrepassato i confini dell’Italia.