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Cronaca

Carcere Agrigento, sedata la rivolta. Nove gli arresti

La situazione in quello e negli altri carceri siciliani, è devastante. C'è necessità di altri agenti penitenziari

di massimilianoadelfio -





La rivolta nel carcere di Agrigento. Sedata a fatica, con tensione fra detenuti in ribellione e agenti della polizia penitenziaria e scontri per fortuna senza gravi conseguenze. Il motivo di tutto questo –ma solo quello contingente– è la mancanza di acqua calda. Contingente perché in quel carcere (che cinque anni fa, una delegazione del Partito Radicale andò a visitare parlando poi di ‘Guantanamo’ per descriverne le condizioni) i problemi sono parecchi di più della mancanza di acqua calda. C’erano bastoni branditi, acqua tirata contro che i detenuti si erano procurati dai servizi igienici con ogni tipo di recipiente e persino getti di olio bollente. Nel carcere ‘Pasquale Di Lorenzo’ non è stato facile ripristinare la calma. Una protesta, prendendosela pure con polizia e carabinieri che avevano circondato il penitenziario. La situazione, è tornata alla normalità con l’arresto di 9 detenuti accusati di sequestro di persona, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato, dopo avere controllato i filmati dei sistemi di videosorveglianza. Il commento di Chicco Veneziano (la sua intrervista nella sezion e video), segretario generale per la Sicilia della UILPA: “Nessuno si e’ fatto male e nessun agente della polizia penitenziaria e’ stato preso a ostaggio dei detenuti”. “E’ la seconda rivolta che avviene in Sicilia, dopo quella di Trapani di un mese fa, quando un reparto venne distrutto. Ieri se nessuno ha riportato danni e’ stato per la grande professionalita’ degli agenti. Dopo decenni di incuria e condizioni di sovraffollamento, la situazione e’ questa. Come mai i detenuti avevano l’olio bollente? Perche’ possono avere olio da utilizzare per la cucina, cosa che non avviene in altri Paesi dove ci sono i refettori e si mangia solo in quel contesto. L’olio, cosi’ come le bombolette e le lamette possono diventare delle armi. Bisognerebbe riflettere anche su questo aspetto“.


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