Cannabis terapeutica: diritto alla cura o lotta contro la burocrazia?
In Sicilia cresce la richiesta di aggiornare le direttive sanitarie per garantire a più pazienti l’accesso a una terapia spesso indispensabile
In Sicilia si torna a parlare di cannabis terapeutica, ma non con polemiche sterili. Il punto è più concreto e urgente: garantire un diritto, quello alla cura, troppo spesso negato o ostacolato da regole superate e pratiche disomogenee.
Il Comitato Esistono i Diritti Transpartito SICILIA ha incontrato l’assessore regionale alla Salute, Daniela Faraoni, per chiedere una revisione delle direttive regionali. L’obiettivo? Includere più patologie e semplificare l’accesso per chi oggi è escluso.
Chi ha bisogno può davvero aspettare?
Chi convive con dolori cronici, spasmi, effetti collaterali di terapie pesanti sa che la cannabis terapeutica può essere un’ancora. Ma allora perché, in troppi casi, resta solo una possibilità teorica?
Ottenere la prescrizione, farsi rimborsare, trovare una farmacia che la dispensa: tutto si trasforma in una corsa a ostacoli. E intanto, i pazienti restano soli, in balia della burocrazia e di una legge che, seppur esiste, non basta.
Serve davvero tutto questo per avere un farmaco? E soprattutto: quanto tempo ancora dovranno aspettare le persone per veder rispettato un diritto riconosciuto?
Diritto alla salute, non privilegio
All’incontro con l’assessore Faraoni erano presenti parlamentari di diversi schieramenti, a dimostrazione che la salute non ha colore politico. C’erano anche medici e rappresentanti locali, tutti con una convinzione condivisa: questa battaglia riguarda le persone, non le ideologie.
La cannabis terapeutica non è un capriccio, né una scorciatoia. È una risorsa scientificamente validata, che va garantita con norme chiare, aggiornate, inclusive.
E allora, la domanda che resta è semplice: la Sicilia vuole essere una Regione che cura, o che rinvia?