Blitz a Falsomiele, sgominata l’organizzazione di spaccio: sette arresti e 74 indagati
Lo chiamavano il “fortino della droga” nel rione Falsomiele. Una piazza di spaccio capillare, gestita come un’impresa familiare, capace di rifornire non solo il quartiere ma gran parte della città. È quanto emerge dall’operazione “Ultima alba” condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Palermo, che questa mattina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di sette persone, mentre ad altre 74 è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.
Il clan familiare dei Caruso-Sangiorgio
Secondo gli inquirenti, a guidare il traffico sarebbero stati Giuseppe Caruso e Sergio Sangiorgio, individuati come i vertici dell’associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Palermo e risalente agli anni 2019-2022, ha documentato un sistema ben organizzato: vedette a presidiare le strade, staffette per le consegne e due canali principali di rifornimento, tra grossisti campani e contatti nel rione Vucciria.
Dalle prime piantagioni scoperte a Trabia, l’indagine si è spostata nel capoluogo, dove cocaina ed eroina venivano smerciate all’ingrosso e al dettaglio. Le microspie avrebbero registrato conversazioni che raccontano di affari milionari: “160 mila euro in quattro giorni”, si vantava Sangiorgio.
Gli arrestati e i sequestri
In carcere sono finiti:
- Giuseppe Caruso, 37 anni
 - Sergio Sangiorgio, 40 anni
 - Davide Sangiorgio, 38 anni
 - Antonino La Mattina, 35 anni
 - Emanuele Lo Nardo, 32 anni
 - Giuseppe Lo Muto, 32 anni
 - Roberto Gritto, 31 anni
 
Durante le perquisizioni, i militari hanno fermato in flagranza altre due persone trovate con 400 grammi di cocaina e oltre un chilo di hashish. In totale, nel corso delle indagini, sono stati sequestrati 590 grammi di cocaina, 33 di eroina, 147 di metadone e più di 3 chili di marijuana.
Un’organizzazione capace di operare anche dal carcere
Le indagini hanno messo in luce come alcuni membri riuscissero a impartire ordini anche mentre si trovavano detenuti, confermando la solidità del legame familiare e la capacità di mantenere in piedi la rete criminale nonostante gli arresti.
L’operazione “Ultima alba”
L’inchiesta, durata oltre due anni, ha visto impegnati i militari del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Bagheria con il supporto delle Unità cinofile, dello Squadrone eliportato Cacciatori di Sicilia e di un elicottero del 9° Nucleo di Palermo.
Secondo gli investigatori, la struttura criminale era in grado di movimentare ingenti quantitativi di droga, trasformando Falsomiele in un vero hub dello spaccio, con guadagni calcolati in centinaia di migliaia di euro.
                
        
