Assunzione in Regione Sicilia per le donne vittime di violenza e per i familiari in caso di femminicidio
Un emendamento, fortemente voluto e presentato dal Presidente della Regione Renato Schifani, rafforza la posizione di netto contrasto della Sicilia alla violenza sulle donne.
L’emendamento riguarda l’assunzione alla Regione di donne residenti in Sicilia vittime di violenza, con deformazione o sfregio permanente del viso, come pure quella di un figlio della vittima qualora la stessa sia stata uccisa.
Una norma, quella attuale, per rendere retroattiva la legge regionale sulle assunzioni delle vittime di violenza contro le donne e degli orfani a causa di un femminicidio, che rappresenta un atto doveroso di giustizia e civiltà.
“L’intento della legge quello di offrire una concreta opportunità lavorativa anche a chi ha subito tragedie immani prima dell’entrata in vigore della norma, restituendo dignità e futuro a chi ha vissuto sulla propria pelle le conseguenze più drammatiche della violenza” ha detto il Presidente Schifani che ha ringraziato l’Assemblea regionale – continua Schifani – per avere accolto e sostenuto questa proposta: “La Sicilia – ha aggiunto -continua così a dimostrarsi terra di solidarietà, vicinanza e rispetto per il dolore delle vittime. Auspico che anche a livello nazionale possa presto essere approvata una norma analoga».
È fatto obbligo, per usufruire della norma, essere residenti in Sicilia e cittadini italiani.
Anche il Presidente della I Commissione Affari Istituzionali, dell’Assemblea Regionale Siciliana, l’on.le Ignazio Abbate ha voluito significare l’impegno di tutta la Commissione che ha compreso l’importanza di questo emendamento che allarga la platea di coloro che ne possono usufruire.
La normativa attualmente in vigore riconosceva già alle vittime di violenza, così come ai figli delle donne uccise, lo stesso trattamento riservato a chi ha subito crimini di mafia.
Per volere del presidente Schifani, questo aiuto è stato ulteriormente esteso aggiungendo la territorialità dei fatti.
“Purtroppo, il lavoro non ridarà alle donne la loro vita di prima ma sicuramente rappresenta uno sprone a ripartire sapendo di avere vicino le istituzioni” ha detto l’on.le Abbate.