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Cronaca

Stupro del Foro Italico: La difesa guarda i tabulati e sceglie il rito ordinario

di Redazione -





di CLAUDIA MARI
Niente rito abbreviato: i sei ragazzi accusati di violenza sessuale di gruppo avvenuta nel luglio 2023 a Palermo al Foro Italico hanno deciso di essere giudicati attraverso il processo ordinario. Una tipologia di processo che permette alla difesa degli imputati di introdurre nel procedimento quelle che considera prove dell’innocenza presunti autori dello stupro nei confronti di una giovane ragazza di 19 anni. A partecipare alla violenza sarebbero stati in sette: il settimo ragazzo, R. P., che era minorenne all’epoca dei fatti, è stato condannato in primo grado con il rito abbreviato a otto anni e otto mesi. Inizialmente, durante l’udienza tenutasi nell’aula della Corte d’Assise del Palazzo di Giustizia di Palermo, gli avvocati dei sei avevano richiesto un rito abbreviato solamente a tre condizioni: l’analisi dei tabulati telefonici della vittima, la convocazione di un amico e un nuovo interrogatorio della diciannovenne.
Il giudice Cristina Lo Bue ha accettato solo il primo punto, ovvero la perizia, respingendo le altre richieste. Di conseguenza, la difesa ha optato per il processo ordinario, che avrà inizio il 15 maggio. E così i sei imputati rinunciano allo sconto di pena – che con il rito abbreviato viene ridotta di 2/3 – e andranno a dibattimento, dove si rischiano condanne pesanti. Quattro dei sei imputati erano presenti in aula ieri mattina a Palermo, mentre gli altri hanno avuto difficoltà a raggiungere il capoluogo siciliano. La vittima, invece, non ha partecipato all’udienza. La discussione in Aula è stata incentrata sulle richieste di abbreviato condizionato formulate dai difensori dei sei.
Gli avvocati hanno richiesto specificamente di far testimoniare nuovamente la vittima, alla luce delle nuove informazioni emerse dalle indagini difensive, includendo la testimonianza dell’amica che era con lei quella sera, dell’uomo che le ha prestato soccorso inizialmente e una perizia sulle immagini delle telecamere di sorveglianza lungo il percorso dalla Vucciria al Foro Italico, attraversato dal gruppo quella sera. Tutti elementi, secondo i legali della difesa, che metterebbero in discussione la versione fornita dalla giovane.
Perché, sempre secondo la difesa, solo la vittima e l’interlocutore possono rispondere a queste domande, ritenendo necessaria una nuova testimonianza della ragazza, da includere nel processo ordinario.
LA PERIZIA
Tuttavia, la giudice Lo Bue ha accettato solamente la perizia da cui è emerso che la vittima ha ricevuto una telefonata alle 1:04 durante la notte dello stupro – cioè tre minuti dopo essere entrata nel cantiere del Foro Italico assieme a sette ragazzi che poi l’avrebbero violentata – di una durata di 29 secondi.
La difesa avrebbe voluto conoscere il contenuto della conversazione per capire se la vittima stesse chiedendo aiuto o se fosse tranquilla o scossa. Tuttavia, la telefonata potrebbe essere avvenuta prima della violenza, suggerendo che la vittima sia andata volontariamente nel cantiere abbandonato. Intorno alle 2, la vittima ha inviato due messaggi all’amico, uno con errori e uno corretto, sollevando dubbi sulla sua lucidità. Quindi successivamente allo stupro, sarebbe stata lei a mandare due messaggi a quello stesso numero scrivendo: “Non posso più” con un errore di battitura e poi di nuovo lo stesso testo, ma corretto. Un dato per cui i difensori chiedevano una nuova audizione della vittima, ma il gup non ha accettato. Se ne riparlerà quasi certamente in tribunale il 15 maggio quando si aprirà il dibattimento per gli imputati Angelo Flores, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Christian Maronia, Samuele La Grassa ed Elio Arnao
La diciannovenne è assistita dall’avvocato Carla Garofalo. La legale afferma che la strategia della difesa è quella di screditare la vittima, seguendo una tendenza osservata in molti casi di violenza contro le donne, cercando di sottoporre le vittime a ulteriori traumi per metterle in contraddizione.
“Si sta cercando di mettere in pratica la vittimizzazione secondaria in modo da fare cedere i nervi, fare entrare in contraddizioni le vittime”.