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Politica

Insularità, l’assessore Falcone in audizione dinanzi alla commissione parlamentare

di Antonino Marino -





“L’insularità è una condizione che produce ritardi di sviluppo sociale ed economico e fa degli isolani cittadini con diritti ridotti e affievoliti rispetto ai cittadini della terraferma”, scriveva Tommaso Edoardo Frosini nel suo saggio “Insularità e costituzione”. Ci sono temi e parole che ai siciliani sono ormai familiari. Lo statuto speciale della nostra regione o l’ormai storico principio di insularità. Argomento tornato negli ultimi tempi di assoluta attualità. “Siamo oggi chiamati a dare attuazione al principio di insularità senza cadere nel piagnisteo, bensì partendo dalla realtà dei dati: ogni siciliano spende circa 1300 euro l’anno in più in maggiori costi dovuti al solo fatto di vivere in Sicilia. In totale siamo a circa sette miliardi l’anno di costi per la nostra economia, come ricostruito nelle nostre analisi. Rimuovere gli svantaggi dovuti all’insularità significa garantire la coesione e l’integrità territoriale dell’Italia, della Sicilia e della Sardegna”. E’ quello, o comunque, parte di quello che ha dichiarato l’assessore all’Economia della Regione Siciliana Marco Falcone, nel corso dell’audizione che si è svolta dinanzi alla Commissione parlamentare per il contrasto agli svantaggi derivanti dall’insularità, presieduta da Tommaso Calderone. “Sono quattro le nostre proposte su cui, a Roma come a Bruxelles, si può lavorare da subito – ha spiegato Falcone – a partire dagli aiuti alle imprese. Gli imprenditori di Sicilia e Sardegna patiscono maggiori difficoltà su logistica e trasporti, quindi occorre innalzare la soglia degli aiuti ‘de minimis’ (ad oggi ferma a 300 mila euro annui, ndr) e poter così compensare meglio gli svantaggi. Per le nostre Isole d’Italia serve un ‘de minimis differenziato’, attingendo a maggiori aiuti pubblici. La nostra condizione di partenza è diversa e deficitaria rispetto ad altre aree geografiche”. L’assessore Marco Falcone ha anche evidenziato altre tre proposte che potrebbero riequilibrare il rapporto finanziario Stato-Regione: “Occorre rendere strutturale, almeno fino al 2030 – ha detto l’esponente di Forza Italia – lo stanziamento da 100 milioni annui, stabilito dal Governo nazionale, per l’attuazione della legge sull’insularità. In tema di riforma fiscale, poi, occorre recuperare gli esborsi aggiuntivi, evitando potenziali scostamenti al ribasso nelle entrate delle Regioni a statuto speciale. Ultimo punto, sempre sul piano finanziario: chiediamo di fissare la compartecipazione della Sicilia alla spesa sanitaria al 42,5 per cento, tornando in sostanza al vecchio limite”.