Siccità e incendi in Sicilia: la ricetta del ministro Musumeci
“Per potere arrivare a fine anno la Sicilia, dove già in un centinaio di Comuni l’erogazione idrica è razionata per contrastare la siccità, deve recuperare 180 milioni di metri cubo d’acqua, la metà delle risorse idriche necessarie per una gestione ordinaria annuale”. Un dato allarmante, ancor di più se a fornirlo è l’ex presidente della regione Siciliana e attuale ministro per la protezione Civile, Nello Musumeci, ospite del giornalista Luca Ciliberti nella trasmissione Il punto in onda su Telecolor. Musumeci ha spiegato come la Regione siciliana abbia trasmesso alla Protezione civile un elenco di 52 opere da realizzare. “Spero che ci siano i progetti esecutivi – ha detto il ministro- vedremo di trovare le coperture finanziarie almeno per i primi dieci interventi”. Il governo di Renato Schifani, peraltro, ha inoltrato a Roma la richiesta dello stato di calamità per la siccità. “Gli uffici ci stanno lavorando, sono convinto che sarà accolta – ha spiegato Musumeci – questo consentirà di dare una cornice, la Protezione civile inoltre procederà alla fornitura delle autobotti. La legge da’ la possibilità anche di requisire i pozzi privati per fronteggiare le criticità. Lo Stato ha il compito di intervenire dal punto di vista strutturale, spetta alla Regione provvedere alla gestione della situazione contingente e decidere se procedere con il razionamento”. Musumeci ha anche sottolineato come “in Sicilia è fuori dubbio che ci sia un’emergenza strutturale. Quarant’anni fa si costruirono le dighe ma non furono collaudate, fu il mio governo, quattro anni fa ad avviare i collaudi. Purtroppo è mancata la programmazione nonostante il fiume di denaro: dalla Cassa del Mezzogiorno fino ai fondi strutturali. C’è tanto da fare – ha proseguito – è chiaro che per realizzare alcuno opere serviranno degli anni, ma alcuni interventi si possono fare in tempi brevi, penso ai laghetti aziendali sui quali il mio governo ha puntato dando una grossa mano alle imprese”. Sull’argomento siccità il ministro Musumeci si è anche lanciato nel racconto di un aneddoto: “Nell’estate del 2001 mi recai in un’isola minore, non dico quale: vidi la nave cisterna col bocchettone collegato alla terraferma mentre riforniva d’acqua l’isola. Ne rimasi colpito, chiesi al sindaco se fosse normale tutto ciò quando basterebbe un dissalatore. Lui mi prese sottobraccio e mi rispose: presidente è troppo complicato, ci levi mano”. Duro, invece, sulla questione relativa agli incendi. “Bisogna dire la verità – ha detto – dichiarare lo stato di emergenza per gli incendi non significa dare ai privati i rimborsi per le case bruciate, ma significa costruire quella cornice per consentire ai Comuni e alle Regioni di potere agire in deroga e di potere ricevere il rimborso del denaro speso per avere fronteggiato l’emergenza”. La questione riguarda gli incendi che a luglio e a settembre dell’anno scorso hanno danneggiato aziende, allevatori, privati cittadini oltre a mandare in fumo decine di ettari di boschi e macchia mediterranea in Sicilia, soprattutto nella provincia di Palermo.